Nuova condanna per evasione fiscale da 200 milioni di euro per gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, a cui la Corte d'appello di Milano ha inflitto un anno e sei mesi, con uno sconto di due mesi rispetto alla sentenza di primo grado.
"Sono senza parole, sono allibito e ricorreremo di sicuro in Cassazione", ha detto il loro avvocato Massimo Dinoia, "Lo stesso pg aveva chiesto l’assoluzione per loro, perché aveva capito che non c'era proprio niente, così come aveva capito già il gup nel 2011 che li aveva assolti".
Nel giugno 2013 gli stilisti erano stati condannati in primo grado a un anno e otto mesi per omessa dichiarazione dei redditi, ma erano stati assolti per il reato di dichiarazione infedele. L’indagine sui due stilisti e su altri cinque amministratori del colosso della moda, cui vengono contestati fatti relativi al biennio 2004-2005, è nata nel 2007 da una verifica fiscale: i pm sostenevano che fosse stata creata una società lussemburghese, la Gado, di fatto gestita dall’Italia ma proprietaria dei marchi del gruppo, in modo che i proventi derivanti dallo sfruttamento del brand venissero tassati all’estero. Inizialmente il gup aveva assolto i due sostenendo che tutto era avvenuto "alla luce del sole", ma la sentenza era stata impugnata e annullata dalla Cassazione nel 2011. Nel 2012 gli stilisti vennero condannati a pagare 343 milioni di euro di multa al fisco, come confermato un anno dopo dalla commissione tributaria di Milano.
Poi il nuovo processo, la condanna e il ricorso in appello, dove anche il procuratore generale di Milano Gaetano Santamaria Amato, rappresentante dell’accusa, aveva chiesto l’assoluzione parlando di un'operazione "perfettamente lecita".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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