Non bastassero i suoi guai personali, ora il governatore calabrese del Pd, Mario Oliverio, deve preoccuparsi anche per le grane giudiziarie della sua compagna. La Procura di Catanzaro ha chiuso le indagini a carico di Adriana Toman, la fidanzata del presidente della Regione, e di altre otto persone, tutte accusate a vario titolo del reato di turbata libertà degli incanti in merito ai fondi destinati nel 2016 ai circuiti teatrali regionali.
Il bando prevedeva uno stanziamento di 660mila euro e, come rilevato da alcune compagnie escluse negli esposti presentati alla magistratura e all'Anac, nei progetti poi risultati vincitori avrebbero avuto un ruolo le stesse persone che facevano parte del “gruppo di lavoro del presidente” Oliverio.
Per la Procura diretta da Nicola Gratteri, i fondi sarebbero stati erogati in modo illecito, anche grazie al ruolo di Toman, che avrebbe sfruttato “la posizione goduta in seno alla Regione Calabria per essere la compagna del presidente della Regione Oliverio”.
Toman, in particolare, assieme al dirigente del dipartimento regionale Turismo e beni culturali Sonia Tallarico e Antonio Sicoli, critico d'arte e direttore del Museo d'arte di Rende, “con collusioni e mezzi fraudolenti turbavano il procedimento per l'affidamento di contributi gravanti sul Fondo unico cultura (Fuc), eludendo l'obbligo di affidamento dei suddetti contributi mediante avviso pubblico” e affidandoli direttamente, per la somma di 20mila euro, “al Centro per l'arte e la cultura 'Achille Capizzano', di cui Sicoli è direttore artistico”.
La compagna del presidente, i dirigenti dell'Avvocatura regionale e i componenti della commissione di valutazione (tutti indagati), avrebbero inoltre turbato la selezione sui circuiti teatrali del 2016. “In particolare – scrive il pubblico ministero Veronica Calcagno –, ancorché l'associazione culturale 'Officina teatrale' fosse risultata assegnataria” del contributo di 220mila euro, “su impulso di Adriana Toman, investita della questione” da Marco Silani, “il suddetto contributo veniva definitivamente assegnato all'associazione culturale Porta Cenere”, di cui lo stesso Silani è direttore artistico.
Per il governatore calabrese l'inchiesta sulla compagna è una nuova mazzata. Oliverio, infatti, pochi giorni fa ha ricevuto una notifica di conclusione indagini nell'ambito dell'inchiesta su alcuni appalti pubblici a Cosenza.
A carico del presidente dem il pm Vito Valerio ipotizza reati quali la corruzione e l'associazione a delinquere (accuse che però sono state ridimensionate dal gip), in quanto sarebbe stato il “promotore” di una cricca, allo scopo di “assicurare che le gare pubbliche si sviluppino secondo i progetti dell'associazione e vengano aggiudicate agli imprenditori graditi”. Nella stessa indagine è finito l'ex vicepresidente della giunta regionale Nicola Adamo, braccio destro di Oliverio e marito della deputata del Pd Enza Bruno Bossio, considerato dagli inquirenti “l'elemento di raccordo tra esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori privati”.
Lo scorso dicembre, tra l'altro, Oliverio aveva ricevuto l'obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore, suo paese di residenza, in merito a un'altra inchiesta coordinata da Gratteri, 'Lande desolate', che aveva messo in luce i presunti illeciti relativi agli appalti per la piazza Bilotti a Cosenza, l'aviosuperficie di Scalea e la sciovia di Lorica. La Cassazione aveva poi annullato la misura cautelare a carico del presidente del Pd.
Le inchieste giudiziarie hanno inevitabilmente compromesso il rapporto di Oliverio con i vertici nazionali del Pd. Solo pochi giorni fa, l'ex vicepresidente della Camera Roberto Giachetti, con un tweet, aveva scatenato il caos nel partito: “Senza alcuna polemica, ma solo per capire, vorrei sapere come funziona nel 'nuovo Pd' sta storia del no al giustizialismo di partito. Umbria sì, Calabria no? Donna sì, uomo no? Marini sì, Oliverio no?”.
Il segretario del Pd ha però preferito non affrontare allo stesso modo il caso Oliverio. Che ora deve fare i conti anche con i guai giudiziari della compagna.
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