La Open Arms da giorni staziona a largo di Palermo ma oramai sapere se approderà o meno appare superfluo. Questo perché quasi la metà dei migranti che aveva a bordo una volta giunti a largo della Sicilia si sono gettati in mare, con la Guardia Costiera che è dovuta intervenire per salvarli.
E appare proprio questa la nuova frontiera delle strategie delle Ong per portare i migranti in Italia. Così come sottolineato sul quotidiano La Verità, una volta che le persone si gettano in acqua a largo della costa, ovviamente i soccorritori si devono attivare. Dopo che questa strategia ha funzionato una prima volta a seguito il diniego da parte di Malta a entrare all'interno del proprio territorio, le stesse scene si sono ripetute a poche miglia da Palermo nelle scorse ore.
Un pericoloso precedente
All'inizio di questa settimana in tre distinte operazioni di recupero la nave dell'Ong spagnola Open Arms ha fatto salire a bordo 275 migranti. La Valletta ha subito detto di no alla possibilità di approdo nel proprio porto, così in dieci si sono gettati in acqua non lontano dalla costa siciliana. In quel momento l'equipaggio ha iniziato a fare pressione sull'Italia, chiedendo quanto prima un porto sicuro.
Una richiesta motivata, tra le altre cose, dalle condizioni a bordo della nave definite pessime e con i migranti sempre più insofferenti anche per via del maltempo. Dal canto loro le autorità italiane, preso atto della situazione dopo i primi tuffi in mare dei migranti, hanno dato il via libera alla Open Arms per avvicinarsi a Palermo ma rimanendo comunque ad alcune miglia di distanza dal porto del capoluogo siciliano.
Il resto è storia delle ultime ore: ieri 76 migranti si sono gettati una volta arrivati in prossimità di Palermo, con la macchina dei soccorsi subito attivatasi per trarli in salvo. Questa mattina invece, altri 48 hanno deciso di lasciare di forza la nave emulando i loro compagni di traversata e buttandosi in acqua. Anche per loro sono scattati i dispositivi di sicurezza e soccorso e la Guardia Costiera è intervenuta per evitare il peggio. A confermarlo sono stati gli stessi attivisti di Open Arms su Twitter: “Siamo ancora di fronte Palermo senza poter sbarcare né avere alcuna indicazione – si legge – A bordo la sofferenza aumenta, degli ospiti e dell'equipaggio. Altre 48 persone si sono gettate in acqua”. Nel post anche un video con i migranti in mare e con addosso il giubbotto di salvataggio.
I 76 di ieri sono prossimi a salire sulla nave Allegra, una di quelle commissionate dal governo per ospitare i migranti in quarantena, sorte simile probabilmente toccherà ai 48 che hanno emulato questo gesto nelle scorse ore. Il risultato è che 124 dei 275 migranti a bordo sono entrati nel nostro Paese ancor prima del via libera dell'approdo della Open Arms in un porto italiano. E questo potrebbe essere un precedente: da ora in poi, gli equipaggi sapranno che non servirà nemmeno attendere le indicazioni dalle autorità per portare i migranti in Italia.
Le reazioni politiche
L'appello all'ingresso della nave spagnola, partito soprattutto da esponenti del centro sinistra a partire dal deputato Orfini del Pd, sembra quasi incidere poco sulla vicenda: di questo passo, tutti i 275 migranti a bordo saranno nel nostro Paese anche con la Open Arms a largo di Palermo.
Reazioni del tutto opposte a quanto sta accadendo in queste ore sulla nave spagnola sono ovviamente arrivate dal centro – destra. A partire dall'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini: “Dall'Europa sono arrivate solo parole, ma la certezza è che al momento ci sono 2.
000 clandestini a bordo di navi da crociera al largo della Sicilia, a spese degli italiani – si legge in una nota del segretario della Lega – e altri 275 stanno arrivando a bordo di una nave di una Ong spagnola, visto che sono stati rifiutati da Malta. L'Italia non può essere il campo profughi d'Europa”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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