La strada per uscirne, lo sappiamo, è ancora lunga: da un lato la lentezza nella vaccinazione, dall'altro la nascita di nuove varianti che non facilitano "il quadro clinico", come si direbbe in gergo medico. Dopo quella inglese, ormai predominante in Italia ed Europa, la brasiliana e la sudafricana, nel nostro Paese è stata rilevata anche la variante nigeriana.
Analogie e differenze con le altre
Come spiegano gli addetti ai lavori, il virus muta continuamente e di varianti rispetto al ceppo originario di Wuhan se ne sono già contate migliaia: tra queste, alcune emergono per caratteristiche e diffusione nella popolazione. Probabilmente, quindi, la variante nigeriana è il quarto grande ceppo rilevato in Italia da cui prestare la massima attenzione dopo le altre tre ormai note. Ma cosa sappiamo di questa ennesima mutazione del virus? "La variante nigeriana non è una novità, è stata scoperta nella regione del Kent, in Inghilterra, nello scorso mese di dicembre. Fa parte di un lignaggio chiamato B.1.525 che è quello che la identifica", ha spiegato in esclusiva per ilgiornale.it il Prof, Massimo Ciccozzi, Epidemiologo dell’Università Campus biomedico di Roma e scopritore di alcune delle mutazioni del Sars-Cov-2 di cui abbiamo parlato poco tempo fa sul nostro giornale (ecco il focus). L'esperto ci ha spiegato quali sono le analogie e le differenze con le altre tre di cui conosciamo sempre di più. "Ha parecchie mutazioni, molte delle quali in comune con le altre varianti note ossia l'inglese, la brasiliana e la sudafricana: con loro condivide la 501Y che aumenta la contagiosità ma anche la E484K, la quale sembra ad essere deputata a diminuire l'efficacia degli anticorpi monoclonali, dei plasmasieri delle persone guarite che vengono infusi nei pazienti malati e riduce leggermente anche l'efficacia vaccinale. Questa variante è stata trovata prima a Napoli, poi a Brescia e adesso anche in Sicilia. Il numero totale delle sequenze nigeriane rilevate è circa 300 di cui 29 in Italia ma è un trend in aumento", avverte l'epidemiologo.
Cosa non si sa della nigeriana
Quelle che per noi non epidemiologi sono soltanto delle siglie composte da lettere e numeri, in realtà identificano molto bene ogni singola caratteristica di ogni variante: la nigeriana presenta nuove mutazioni attualmente sotto osservazione da parte degli esperti. "Se anche in questo caso è una variante più contagiosa a causa della sequenza 501Y, in più ha la mutazione Q677H che la distingue dalla sudafricana, dall'inglese e dalla brasiliana: ancora non si sa cosa vada ad inficiare questa mutazione ma ne ha anche un'altra, F888L - spiega Ciccozzi - Queste sono due nuove mutazioni che ha la nigeriana: il loro significato è ancora sotto studio, non lo sappiamo. Sicuramente è molto contagiosa come le altre ma che sia più pericolosa in senso di letalità assolutamente no, non c'è alcuna evidenza". Almeno questa è una buona notizia, la letalità non cambia. A questo punto, tutto è nelle mani dei vaccini e della velocità con la quale verrà immunizzata la popolazione italiana. "Se non vaccineremo la maggior parte delle persone il più in fretta possibile, il virus continua a circolare e si possono formare altre varianti ma anche effetti di ricombinazione", sottolinea Ciccozzi, che ha tirato fuori un argomento molto interessante e ancora poco conosciuto.
Cos'è la ricombinazione
Capita raramente, ma con tutte le varianti che ormai stanno circolando, chi è molto sfortunato può beccare il Coronavirus e, se qualche giorno dopo viene infettato da una delle mutazioni dello stesso virus, il nostro organismo può creare una ricombinazione tra i due, che è quanto accaduto a Milano. "Dopo la variante nigeriana trovata a Napoli e quella trovata Brescia, a Milano c'è stato l'isolamento di una ricombinazione tra variante nigeriana e variante inglese, la fusione tra due varianti. Un virus ad Rna è facile che si ricombini, può darsi che una persona possa essere infettata da due varianti diverse e creare una ennesima variante insolita con una costellazione di mutazioni che, tutte insieme, possono inficiare un'efficacia vaccinale", ci ha detto l'esperto. Quella isolata dal Prof. Francesco Broccolo a MIlano ha un mix di mutazioni che sono state rilevate soltanto 17 volte nel mondo. "Bisogna vedere, in questo caso, l'attività che queste mutazioni hanno in sinergia, cioè cosa provocano insieme. È ovvio che, se andiamo avanti così, è possibile avere effetti di ricombinazione per cui ci possiamo trovare in una situazione molto svantaggiosa", spiega il Prof. Ciccozzi. In California è stata scoperta in un paziente positivo al Coronavirus una ricombinazione tra la famosa B.1.1.7 (quella inglese) e la variante B.1.429 originaria proprio della California. "Si sta studiando a cosa è dovuta perché sono costellazioni di mutazioni diverse in uno stesso ceppo che è nuovo".
Dove circola la variante nigeriana
È stata trovata a Napoli per la prima volta, poi Brescia e infine Messina. Ma dove circola con più frequenza la variante nigeriana in Italia? "Non può essere stabilito perché non è stata fatta una sorveglianza in questo senso, non possiamo dire dove sia o non sia maggiormente presente ma in qualche modo è entrata in Italia così come tutte le altre". Il Prof. Ciccozzi pone l'accento sulla carenza di monitoraggio del nostro Paese che fa rimanere molto indietro rispetto al Regno Unito. "Il principio di fondo è il solito: se non facciamo un sistema di sorveglianza e di monitoraggio non sapremo nulla. Poi magari arrivano un mix di mutazioni sullo stesso ceppo, che diventa ibrido, andando potenzialmente a compromettere l'efficacia vaccinale". È per questo motivo che, a monte di tutto questo, va fatta una sorveglianza minuziosa anche negli aeroporti. "Viaggi di persone che arrivano dalla Nigeria, dal Brasile. dal Sudafrica o dall'Inghilterra vanno testati continuamente contro la variante che circola prevalentemente in quel Paese. Altrimenti non ne usciamo".
Il caso in Sicilia
È cronaca della ultime ore il primo caso di variante nigeriana su un ragazzino di 16 anni, originario della Guinea, ricoverato nel reparto di malattie infettive del Policlinico di Messina. La variante è stata individuata nel laboratorio di diagnostica del Policlinico universitario e si tratta del primo caso rilevato in Sicilia. Come riportato dall'Agi, il ragazzo era ospite di un centro di accoglienza in Sicilia dal quale si era allontanato con un amico coetaneo: i due sono stati poi rintracciati dalla polizia e, sottoposti al tampone, sono risultati entrambi positivi ma con la variante nigeriana rilevata soltanto nel secidenne attualmente in isolamento al Policlinico mentre l'amico è stato trasferito in un'altra struttura. Il referto con la nuova variante è stato inviato all'Istituto Superiore di Sanità.
"La studiamo per capire come agisce"
"Dal marzo 2020 analizziamo i campioni dei positivi: l'Iss settimanalmente fa una riunione con i laboratori regionali in cui si fa una 'survey' (sorveglianza, ndr). Io mi occupo di denunciare all'Asp i casi di sospette varianti, quelle non ancora conosciute, utile perché consente di applicare i protocolli di prevenzione", ha detto al nostro giornale il Prof. Giuseppe Mancuso, Direttore del Laboratorio di Diagnostica molecolare del Policlinico messinese e Responsabile Laboratorio Regionale Covid. "Ormai il 70% dei positivi ha la variante inglese e, oltre a monitorarla, l'Iss ci ha indicato di sorvegliare quella brasiliana e quella nigeriana", ci dice il microbiologo. "Al momento non c'è stato indicato di monitorare la sudafricana, credo perché non colpisca più di tanto il territorio italiano. L'attenzione sulla nigeriana è perché non si conosce, ancora, la patologia che può causare e soprattutto non si sa ancora se i vaccini saranno efficaci contro questa variante. Non possiamo dire a priori che non lo siano ma è importante studiare la variante per capire come agisce e se diminuisce o meno l'efficacia vaccinale", ci spiega dettagliatamente.
"Stiamo avviando Next Generation Sequencing: inizialmente, per l’identificazione abbiamo utilizzato il sequenziamento di Sanger del gene S che codifica per la proteina Spike, adesso Next Generation", ci spiega la Prof.ssa Teresa Pollicino, Responsabile del Laboratorio di Epatologia Molecolare del Policlinico di Messina. "Si tratta di un caso isolato, un immigrato fermo nel centro di accoglienza e messo in quarantena. Azienda Sanitaria Provinciale e Regione Sicilia stanno facendo il tracciamento per vedere se il ragazzo, nel suo percorso tra Pozzallo e Messina, possa aver avuto contatti e contagiato qualcuno ma per il momento non se ne hanno notizie", specifica l'esperta.
"Dobbiamo sbrigarci..."
"Avremo tantissime varianti soprattutto se vaccineremo così a rilento - afferma al giornale.it il Prof. Massimo Clementi, Direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano, al quale abbiamo chiesto un parere sul formarsi di queste varianti. "Le varianti sono l'espressione di un virus che cerca di replicare in coloro che non hanno anticorpi, non hanno fatto l'infezione naturale e non si sono vaccinati.
Se la vaccinazione va a rilento equivale a lasciare la porta aperta al virus che può ancora replicare nei soggetti che non sono vaccinati. Dobbiamo vaccinare più rapidamente: se non lo faremo le varianti continueranno a venir fuori e, tra un po', parlermo anche della variante di Anagni..."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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