"Viviana aveva tentato suicidio": cos'è successo prima di morire

Proseguono senza sosta le indagini sul giallo di Caronia ed emergono dettagli sempre più sconcertanti, come un tentativo di suicidio di Viviana a giugno

"Viviana aveva tentato suicidio": cos'è successo prima di morire

A quasi 48 ore dal ritrovamento del corpo di Gioiele Mondello, emergono nuovi dettagli nel giallo di Caronia. La vicenda che ha coinvolto Viviana Parisi e suo figlio di 4 anni è ancora avvolta nel mistero ma le indagini stanno portando alla luce elementi inediti che tracciano la strada degli inquirenti per la risoluzione del caso. Come riporta il Corriere della sera, si fa sempre più probabile l'ipotesi dell'omicidio-suicidio, anche alla luce delle ultime informazioni raccolte dagli investigatori.

Pare che Viviana Parisi abbia tentato il suicidio meno di due mesi fa, alla fine di giugno, e che il 3 agosto volesse riprovarci. Stavolta, però, il suo piano prevedeva anche il coinvolgimento di suo figlio Gioele, al quale la donna era legatissima, forse troppo. Gli antefatti di quel tragico giorno sono ormai noti. La dj aveva informato suo marito di voler andare a Milazzo, a pochi km da casa, per acquistare le scarpe nuove al bambino. Lasciato il telefono a casa, Viviana è salita in macchina e ha imboccato l'autostrada in direzione opposta, dirigendosi verso Palermo. Secondo gli esperti, la donna non avrebbe preso il telefono con sé per evitare di essere localizzata, anche tramite la funzone GPS del telefono. Poi c'è stato lo schianto in galleria e a quel punto i piani di Viviana sarebbero saltati per come li aveva progettati. Questa tesi è supportata dal primo certificato rilasciato dall'ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto datato 17 marzo, nel quale si documenta uno stato paranoico e accompagnato da crisi mistiche. Problemi di salute mentale sono stati certificati anche da un secondo foglio dello stesso ospedale, stavolta a fine giugno dopo aver tantato il gesto disperato.

Entrambi i certificati erano presenti nell'auto della donna e ora gli inquirenti vogliono capire perché li portasse sempre con sé, tenendoli nel cruscotto dell'autovettura. Da quell'autovettura è scappata subito dopo l'incidente, ha scavalcato il guardrail e si è inoltrata nelle aspre campagne dei Nebrodi, addentrandosi nella fitta vegetazione e facendo perdere il contatto visivo con i presenti sul luogo dello schianto. Probabilmente in stato choc e in stato confusionale, alla luce del suo stato psicologico, Viviana Parisi potrebbe essere entrata in panico in quel momento perché temeva di essere seguita. È a quel punto che, secondo le prime ricostruzioni, la donna avrebbe potuto uccidere Gioele, forse per strangolamento ma sarà l'autopsia a chiarire questo punto. Viviana Parisi a quel punto potrebbe aver sepolto il bambino in un fosso, coprendolo con sterpaglie rinvenute in zona. Disperata ma convinta di compiere il suo intento suicida, la donna potrebbe aver cercato un dirupo dal quale buttarsi ma, non trovandolo, avrebbe ripiegato sul traliccio.

Inizialmente era stato riportato che il suo corpo si trovasse ai piedi della struttura ma, in realtà, gli inquirenti lo avrebbero rinvenuto a qualche metro di distanza. Anche la perdita della scarpa e del calzino potrebbero essere compatibili con lo schianto, che se venisse confermato avrebbe causato la morte immediata della donna. "Già ce lo hanno detto quello che è successo. Una pista, una lettura chiara degli avvenimenti c'è stata data. I periti si sono riservati di fornire gli esiti complessivi tra qualche mese, soprattutto quelli istologici", ha dichiarato il procuratore capo di Patti, Angelo Cavallo. Intanto le indagini proseguono a scandagliare la vita della donna, con una domanda ricorrente negli investigatori: perché Viviana disponeva di così tanta libertà, anche nella gestione del figlio, nonostante la sua fragilità mentale? Inoltre, gli inquirenti hanno ritenuto importante, per ricostruire la vicenda nella sua interezza, anche l'elemento economico familiare.

Il marito di Viviana, Daniele Mondello, era stato lasciato a casa dopo l'emergenza Covid ed è tutt'ora in cassa integrazione. Nel suo stato di salute, questa mancanza di sicurezza avrebbe potuto minare ulteriormente il suo equilibrio.

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