Non bastava l'olio tunisino. Ora gli agricoltori sono nuovamentein rivolta, per l'ennesima assurdità italiana. Il Belpaese, infatti, per mezzo della Cooperazione italiana allo sviluppo del Ministero degli affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha stanziato ben 20 milioni di euro per dare assistenza tecnica allo sviluppo dell'olivicoltura in Pakistan.
La denuncia degli agricoltori dell'olio
A lanciare l'allarme è stata la Lega della Terra nel suo sito internet. "Mentre le nostre tavole sono invase dall’olio tunisino, marocchino e spagnolo di pessima qualità - si legge nella nota diffusa online - il Governo Italiano, invece di sostenere gli agricoltori italiani, finanzia altre nazioni. Il Pakistan grazie all’Italia investirà della produzione di olio ben 37 milioni di euro, mentre l’Italia per la sua agricoltura arriverà a malapena a 32 milioni". Insomma, i nostri agricoltori sono sommersi dalle tasse, dalle malattie come la Xylella che mettono in ginocchio un intero settore, sono insidiati dalla concorrenza tunisina, e si vedono anche scavalcare dai pakistani.
Per carità: nulla di male ad aiutare un Paese in via di sviluppo a migliorare la sua condizone economica. Ma forse si poteva fare in un altro modo. E si poteva pensare anche ai lavoratori italiani. "Straniero è meglio - fa notare la Lega della Terra - questa la frase che molto probabile si legge e si sente dentro il Ministero dell’Agricoltura. La Lega della Terra si chiede come sia possibile che il Governo Italiano non intervenga a sostegno dell’agricoltura nazionale, in particolare modo nel campo olivicolo".
L'annuncio dell'ambasciatore e l'ostilità dei pakistani
E in effetti, risalendo alle dichiarazioni dell'ambasciatore italiano in Pakistan, Stefano Potecorvo: In Pakistan "vi e’ una nascente olivicoltura (...) - si legge in una intarvista all'Ice - che la nostra Cooperazione sta accompagnando con un progetto di assistenza tecnica di circa 20 milioni di euro, volto a trasferire il nostro know – how, ed i nostri macchinari, verso questo Paese". Senza contare che l'Associazione Nazonale Italia-Pakistan non ha preso bene la notizia, considerando l'investimento un buon modo per buttare via dei soldi. "Grandissimo errore del governo italiano - scrivono in una nota su Facebook - un investimento che poteva essere evitato o dirottato in settori più utili.
La popolazione della Repubblica Islamica del Pakistan non ha nel proprio regime alimentare l'utilizzo dell'olio d'oliva, anzi entra in contrasto con la maggior parte dei piatti tradizionali. Far cambiare usanze culinarie a oltre 220 milioni di abitanti sembra difficile...".Forse il governo Renzi riuscirà anche in questo.
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