L'insegnante di Prato: "Dopo il liceo siamo rimasti in contatto"

Parla l'insegnante di filosofia di Marco Prato, uno degli assassini di Luca Varani

L'insegnante di Prato: "Dopo il liceo siamo rimasti in contatto"

"Marco era certo un ragazzo estroso, ma anche molto fragile e incostante. Amava la filosofia, per questo era molto legato a me. Da insegnante mi stimolava e al tempo stesso sentivo il desiderio di aiutarlo. Ma ora, sentito quello che è accaduto, sono sconvolta...". Lo dice a Repubblica Marina Sambiagio, professoressa in pensione di storia e filosofia del liceo Giulio Cesare di Roma nella sezione H quella di Marco Prato, uno dei due accusati per l'omicidio di Luca Varani.

L’insegnante definisce Marco “un ragazzo intelligente, sopra la media, interessato alla cultura, a scuola seguiva anche tante iniziative anche di pomeriggio” ma era discontinuo. “Aveva gusti precisi: se una cosa non gli piaceva non la studiava affatto. Però la sua presenza a scuola era intensa” racconta la docente che ricorda che Marco divenne anche rappresentante di istituto. La professoressa non lo descrive come un ragazzo impegnato politicamente anche se “la politica in senso generale, intesa come partecipazione alla vita attiva della scuola, quella sì, gli interessava molto". Pur senza voler banalizzare la drammatica situazione, caratterialmente le “sembrava una persona aggraziata, persino generosa. O almeno con me lo è stato. Aveva una sovrastruttura educativa molto forte", dice la Sambiagio.

“Ho assistito a sfide, competizioni, anche tra le liste elettorali scolastiche, ma – precisa la docente - non dava l'idea di uno che potesse farsi dei nemici, anzi era molto ricercato, da compagne e compagni di scuola". L’insegnante non sa spiegarsi come il suo ex alunno possa essere diventato un assassino ma, nonostante Marco avesse preso ‘una strada tutta sua’, esclude che alla base del suo cambiamento ci sia un disagio familiare. "Uscito dal liceo è stato lui a continuare a girare intorno al Giulio Cesare. Noi organizzavamo il cineforum e lui veniva spesso, ci portava i suoi amici dell'università”, racconta la professoressa che aveva ricevuto vari inviti a partecipare ai suoi aperitivi quando Marco aveva intrapreso la carriera di pierre. “Ma io non ci sono mai andata” e “poi ci siamo visti sempre meno. Delle sue ultime serate non so nulla", spiega la Sambiagio a cui Marco a marzo scorso aveva fatto gli auguri su Facebook per il suo compleanno. "Sì, c'è stato qualche messaggio, qualche telefonata.

Seguo molto i miei ragazzi, più degli altri: la mia è una materia stimolante emotivamente e intellettualmente, per questo è rimasto un legame", ha precisato l’insegnante che è caduta dalle nuvole nel momento in cui ha saputo del suo arresto. "Ha colpito molto me e a tutta la scuola. La sua immagine non corrisponde più a quello che tutti noi ricordavamo di lui", ha concluso.

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