Omicron, contagi e vaccini: cosa ci aspetta nei prossimi giorni

Brusaferro: “Presenza della Omicron largamente attesa, probabile un aumento dei casi nei prossimi giorni”

Omicron, contagi e vaccini: cosa ci aspetta nei prossimi giorni

Al momento sono saliti a 84 i casi confermati di variante Omicron in Italia secondo quanto emerge dalla piattaforma ICoGen che riceve le segnalazioni della rete di oltre 70 laboratori regionali ed è coordinata dall’Istituto superiore di sanità. Lombardia e Campania sono risultate le regioni con il numero più alto di contagi, ma non sono le uniche. L’Iss ha sottolineando che il dato è "in forte crescita rispetto alle 55 presenti ieri mattina".

La variante Omicron e le previsioni per il Natale

Come abbiamo detto la maggior parte delle segnalazioni, che sono state aggiornate alle ore 9 di oggi, sabato 18 dicembre, è arrivata dalla Lombardia, con ben 33 infezioni, e dalla Campania, subito dopo con 20. Ma anche altre 13 Regioni e una provincia autonoma sono risultate interessate dalla variante che è stata scoperta lo scorso mese in Sudafrica: si tratta di Lazio (8), Puglia (7), Veneto (5), Piemonte e Emilia Romagna (2), Abruzzo, Calabria, Liguria, Sardegna, Sicilia, Toscana (1) e Bolzano (sempre 1).

Silvio Brusaferro, presidente dell'Iss e membro del Comitato tecnico scientifico, ha così commentato i dati: “La presenza della Omicron era largamente attesa, in linea con quanto osservato anche negli altri paesi, ed è probabile un aumento dei casi nei prossimi giorni". Il presidente dell’Istituto ha poi aggiunto che "la crescita del numero dei casi depositati testimonia l'efficienza della rete di monitoraggio, e dei sistemi messi in campo per seguire l'evoluzione della variante. Restano fondamentali le raccomandazioni date finora, di iniziare o completare il ciclo vaccinale anche con la terza dose, di usare la mascherina quando indicato e di seguire le misure individuali e collettive per ridurre al minimo la diffusione del virus". Intanto, nella giornata di lunedì 20 dicembre il ministero della Salute ha deciso che si farà una nuova flash survey, ovvero una nuova verifica della prevalenza delle varianti in Italia. A renderlo noto è stato il ministro della salute Roberto Speranza che ha tenuto a sottolineare che adesso "è fondamentale capire quanto sta crescendo questa variante nel nostro paese e con che ritmo, anche rispetto alla valutazione dell’andamento epidemiologico".

Omicron molto più contagiosa della Delta

A lanciare un nuovo allarme è stata oggi l’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, proprio nel momento in cui si registra un continuo aumento del numero dei contagi in Europa. Secondo l'Organizzazione il numero di casi con variante Omicron è raddoppiato in 1,5-3 giorni nelle aree a trasmissione comunitaria. Risultando molto più contagiosa rispetto alla variante Delta: "Omicron si sta diffondendo rapidamente nei Paesi con alti livelli di immunità della popolazione, ma non è chiaro se ciò sia dovuto alla capacità del virus di eludere l'immunità, alla sua intrinseca maggiore trasmissibilità o a una combinazione di entrambi". Secondo quanto si legge nell'ultimo aggiornamento tecnico sulla pandemia dell’Oms, la variante è ormai presente in ben 89 Paesi.

L'Oms ha poi aggiunto che "sono necessari più dati per comprendere il profilo della gravità e in che modo è influenzata dalla vaccinazione e dall'immunità preesistente". Intanto i ricoveri nel Regno Unito e in Sudafrica continuano ad aumentare e, dato il numero di casi in rapido aumento, è possibile che molti sistemi sanitari vengano in poco tempo schiacciati.

Cosa succede dopo 150 giorni

Secondo quanto rilevato nel report esteso settimanale dell'Iss pubblicato oggi dopo 150 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, l'efficacia del vaccino nel riuscire a prevenire la malattia, sia nella forma sintomatica che in quella asintomatica, cala dal 73% a 35%. C'è da dire che rimane comunque alta nel prevenire i casi di malattia grave, in quanto l'efficacia del vaccino nei vaccinati con ciclo completo da meno di 150 giorni è pari al 92,7%, mentre cala all'82,6% nei soggetti vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 150 giorni. Mentre l'efficacia nel prevenire la diagnosi e i casi di malattia severa sale rispettivamente al 75,5% e al 93,4% nei soggetti vaccinati con terza dose o booster.

Con la terza dose di vaccino i tassi di ricovero e di decesso dei soggetti over 80 precipitano rispetto ai rischi che corrono i non vaccinati: 54 volte in meno i ricoveri, 45 volte i morti. Si legge nel report: "Calcolando il tasso di ospedalizzazione (nella fascia 80+) nel periodo 29/10/2021 - 28/11/2021 per i non vaccinati (381 ricoveri per 100.000) si evidenzia come questo sia circa sette volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 150 giorni (52 ricoveri per 100.000) e circa 35 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (11 ricoveri per 100.000). Per i ricoveri in terapia intensiva (nella fascia 80+), nello stesso periodo, il tasso di ricoveri in terapia intensiva dei non vaccinati (22 ricoveri in terapia intensiva per 100.000) è circa sette volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro 150 giorni (3 ricoveri in terapia intensiva per 100.000) e circa 54 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (0,4 ricoveri in terapia intensiva per 100.000). Analizzando il tasso di decesso (nella stessa fascia), nel periodo 22/10/2021 - 21/11/2021, nei non vaccinati (153 per 100.000) è circa otto volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da entro i 150 giorni (18 per 100.000) e 45 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (3 per 100.000)".

59.605 nuovi casi tra 0-19 anni

Nel periodo compreso tra il 29 novembre e il 12 dicembre, nella fascia di età scolare tra 0 e 19 anni sono stati segnalati in Italia 59.605 nuovi casi, di questi 215 ospedalizzati e 4 ricoverati nei reparti di terapia intensiva, inoltre un soggeto deceduto. Nell'ultima settimana rimane stabile l'andamento osservato nella settimana precedente, con il 28% dei casi totali diagnosticati nella popolazione in età scolare.

Risulta che il 51% dei casi in età scolare è stato diagnosticato nella fascia d'età compresa tra i 6 e gli 11 anni, il 33% nella fascia tra 12 e 19 anni, e solo il 10% e il 6% sono stati diagnosticati rispettivamente tra i 3 e i 5 anni e sotto i 3 anni.

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