La variante Omicron può presentare sintomi un po' diversi rispetto alle varianti precedenti: se negli adulti ne sono stati identificati otto, nei bambini arrivano a 12 e si possono confondere quasi tutti con quelli dell'influenza.
I sintomi a cui prestare attenzione
Come dicono gli ultimi studi in materia, i genitori dei più piccoli devono prestare molta attenzione quando i loro figli cominciano ad accusare, innanzitutto, la perdita di gusto e olfatto, sintomi per eccellenza che distinguono il Covid e tutte le varianti fin qui sviluppate. Se in questi primi due casi è facile riconoscere la variante Omicron, si avranno maggiori difficoltà quando compaiono febbre, tosse, mal di gola, sintomi gastrointestinali (quali nausea o vomito), brividi, dolori muscolari, stanchezza, mal di testa e congestione nasale. Questi sintomi sono molto comuni anche a quelli influenzali, motivo per il quale sarà fondamentale eseguire un tampone molecolare per capire se si tratta dell'una o dell'altra malattia.
La ricerca è stata pubblicata su Pediatric Pneumology con le percentuali più alte: al primo posto compare la febbre (64% dei casi), subito dopo tosse (35%) e naso che cola (16%). Nel 15% dei casi, invece, i bambini rimangono asintomatici. Attenzione, però, perché nella stessa percentuale è stata riscontrata la Mis-C, la sindrome infiammatoria multisistemica, malattia multi-organo che colpisce maggiormente le funzioni cardio-circolatorie.
Attenzione alla pelle
In totale, per ora, abbiamo contato 11 sintomi (tra quelli comuni la Mis-C non viene conteggiata): ne abbiamo lasciato uno da parte che riguarda le alterazioni della pelle. Come abbiamo scritto recentemente sul Giornale.it, la variante Omicron può resistere sulla pelle fino a 21 ore. A quel punto, sarà necessaria la visita da un dermatologo o un altro specialista in caso appaia questo campanello d'allarme, soprattutto se si trova in un punto insolito o se il bambino non è solito avere problemi di pelle.
Cosa fare in caso di sintomi
Anche per i più piccoli valgono le regole degli adulti: per evitare di contagiare i compagni di scuola ma gli stessi genitori, è bene rimanere in casa cercando di utilizzare, laddove possibile, i sistemi di protezione individuale. Come detto, fondamentale sarà un tampone per capire se si tratta di Sars-Cov-2 o semplice influenza. Sarà il pediatra di fiducia, in una seconda fase, a indicare quale sia il trattamento più indicato. Come riporta Il Messaggero, gli studiosi dell’Università Federico II di Napoli hanno scoperto che una molecola, la Neuropilina 1, è meno espressa che nel tessuto epiteliale del naso dei bimbi e, per questo motivo, i più piccoli sembrano maggiormente protetti rispetto agli adulti. "La Neuropilina è in grado di potenziare l’ingresso del virus Sars Cov-2 nelle cellule e, di conseguenza, la sua diffusione", scrivono i ricercatori. Il lavoro, pubblicato su Frontiers in Pediatrics, spiegherebbe la minore gravità dei sintomi a prescindere dal tipo di variante.
Attenzione, però, a sottovalutare il virus visto che la settimana compresa tra l’11 e il 18 gennaio
sono aumentati del 27,5% i ricoveri dei pazienti pediatrici di cui 10 in terapia intensiva: Il 34% dei ricoverati ha meno di 6 mesi mentre, due minori su tre, hanno meno di 4 anni non rientrando nelle categorie vaccinabili.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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