Migranti, la ong denuncia l'Italia: il patto anti-sbarchi è a rischio

Secondo una ong britannica l'accordo italo-libico contro le partenze mette a repentaglio il diritto alla vita e alla sicurezza di migliaia di migranti

Migranti, la ong denuncia l'Italia: il patto anti-sbarchi è a rischio

L'accordo fra Italia e Libia per fermare gli sbarchi di migranti nel Mezzogiorno finisce sul banco degli imputati. E non si tratta di una metafora per i tanti processi mediatici che sono già stati celebrati a proposito dell'opportunità o meno di tale patto ma di un vero e proprio procedimento giudiziario, che verrà aperto presso la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, la Cedu.

Il tribunale del Consiglio d'Europa (che, ricordiamo, nulla ha a che fare con le istituzioni dell'Unione europea) valuterà le basi legali di quell'intesa dopo la denuncia della ong britannica "Global Legal Action Network", secondo cui l'accordo metterebbe a repentaglio anche lo stesso diritto alla vita di chi si mette in viaggio verso l'Europa. L'azione legale è stata intavolata in seguito al naufragio di un barcone lo scorso 6 novembre, quando un'imbarcazione della guardia costiera libica - che agisce evidentemente in esecuzione di quell'accordo - avrebbe interferito nelle operazioni di salvataggio da parte di una nave delle ong. In quell'occasione morirono 20 persone delle 130 che si trovavano in mare ma alcuni dei sopravvissuti hanno poi sporto denuncia.

Quella vicenda circoscritta, però, non è l'unico capo d'accusa di cui l'accordo dovrà idealmente rispondere: secondo le ong il prezzo dei respingimento è quello di consegnare i migranti ad autorità - quelle libiche - che poi non sono in grado di assicurare il rispetto dei diritti umani. I profughi si trovano a transitare e spesso a trascorrere anche lunghi periodi in campi dove vivono in condizioni disumane, senza assistenza legale o quasi e dove sono sottoposti a torture, vessazioni e violenze sessuali. In alcuni casi sono stati segnalati anche episodi di schiavitù.

Diversi testimoni hanno inoltre racccontato che anche i migranti respinti dal mare verso la Libia sono andati incontro a questo drammatico destino. L'Italia gioca un ruolo decisivo in questo accordo, avendo preso in carico parte dei costi di formazione ed equipaggiamento della guardia costiera libica.

La strategia dell'ong che ha sollevato il caso di fronte ai giudici di Strasburgo e più in generale della galassia di sigle impegnate nella lotta per il rispetto dei diritti umani, ricordaEuropa Today, conta soprattutto sul fatto che già in passato la Cedu si era espressa contro intese italo-libiche analoghe a quella attualmente in vigore, ricordando che la grande pressione a cui gli Stati di primo arrivo sono sottoposti negli anni in cui l'ondata migratoria si fa più massiccia non esime i Paesi che ne sono colpiti dall'assicurare a tutti i migranti il rispetto dei diritti umani.

Un obbligo a cui tuttavia sarebbe bene richiamare tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa o quantomeno i 28 dell'Unione: se

gli oneri dell'accoglienza venissero ripartiti più equamente di come è possibile fare ora in base alla legislazione vigente, di certo sarebbe più facile anche per i singoli Paesi assicurare il rispetto dei diritti umani.

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