Ora arriva il mese decisivo per il pontificato di papa Francesco

Le pressioni internazionali sull'Ucraina e la scelta chiave sul futuro della Cei. Le prossime settimane di Jorge Mario Bergoglio potrebbero essere decisive per inquadrare il suo pontificato

Ora arriva il mese decisivo per il pontificato di papa Francesco

Le prossime settimane saranno decisive per il pontificato di papa Francesco. Jorge Mario Bergoglio deve affrontare due dossier centrali. Uno riguarda la pacificazione del conflitto in Ucraina, con tutte le pressioni internazionali che il vertice della Chiesa cattolica è abituato a osservare e a ricevere. L'altro riguarda la scelta del prossimo vertice della Conferenza episcopale italiana che verrà selezionato all'interno della terna che i vescovi individueranno in Assemblea e che potrebbe essere questione di giorni.

Partiamo dall'Ucraina. L'ipotesi di un viaggio apostolico a Kiev e a Mosca sembra ormai un'ipotesi tramontata. Il Santo Padre ha manifestato la volontà di fare "qualsiasi cosa" che possa contribuire alla pace. Ma il presidente russo Vladimir Putin, complice anche la storica indisponibilità della Chiesa ortodossa moscovita a un incontro tra un pontefice e un presidente della Federazione russa in qualità di capi di Stato, ha già rispedito al mittente l'ipotesi. Una semplice visita in Ucraina, invece, sbilancerebbe troppo l'asse della diplomazia del Vaticano e, con ogni probabilità, non contribuirebbe in nessuna maniera alla pacificazione. Per il capo della Chiesa si tratta poi anche di pesare bene le decisioni in politica estera anche per capire bene quale possano essere le reazioni interne ed esterne alla "Ecclesia". Alcuni segmenti clericali appaiono orientati verso una posizione molto più netta nei confronti di Mosca e verso altri sistemi politici (come accaduto per la Chiesa tedesca sulla Cina). Ma Oltretevere c'è la volontà di mantenere rapporti diplomatici con tutti, nella speranza di poter mediare e giungere il prima possibile alla pace, senza cancellare la tradizione geopolitica di Roma.

Dalle parti di Kiev c'è comunque soddisfazione per quanto messo in campo da Bergoglio in queste settimane. "Siamo grati alla Santa Sede per quanto si sta facendo oggi, in particolare, nel campo diplomatico per fermare l'ingiusto aggressore russo", ha detto di recente l'arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk. Il Papa ha inviato in Ucraina il Segretario per i Rapporti con gli Stati, ossia monsignor Paul Gallagher. La mossa può essere sfuggita ai più ma è comunque significativa. Gallagher, una volta giunto in Ucraina, ha detto che "la mia visita vuole dimostrare la vicinanza della Santa Sede e di Papa Francesco al popolo ucraino, particolarmente alla luce dell'aggressione della Russia contro l'Ucraina". Sembrerebbe anche un modo per evitare qualunque strumentalizzazione (o incomprensione geopolitica) derivante dal tentativo di papa Francesco d'incontrare lo "Zar". Il Segretario per i Rapporti con gli Stati - così come riporta l'Ansa - ha anche specificato che la Santa Sede sostiene "l'integrità del territorio". Ma qual è la strada che il Vaticano preferirebbe per il raggiungimento della pace?

"La Santa Sede ribadisce, come ha sempre fatto, la disponibilità per favorire un autentico processo negoziale, vedendolo come la via giusta per una risoluzione equa e permanente", ha detto monsignor Gallagher. Dipenderà dal proseguo della guerra e dalla volontà delle parti in conflitto ma il Vaticano non ha mai smesso di essere un "candidato", per così dire, per fare da mediatore internazionale.

Ma il conflitto alle porte d'Europa non è l'unico argomento persistente sulla scrivania del successore di Pietro. C'è un altro tema, altrettanto impellente quanto apparentemente meno urgente, che agita i pensieri della Curai. A partire dal prossimo 27 maggio, infatti, il cardinale Gualtiero Bassetti non sarà più il vertice della Cei, l'organizzazione che riunisce i vescovi italiani.

Bassetti, attuale arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve, terminerà il suo incarico per via dei raggiunti limiti di età. "Ho deciso di rimanere in diocesi, dopo essere stato a Firenze, in Maremma, a Massa Marittima-Piombino, e poi ad Arezzo-Cortona-Sansepolcro, dopo aver fatto un po' il pellegrino", ha rivelato, durante un convegno sul "sindaco santo" Giorgio La Pira. Fatto sta che i vescovi italiani si riuniranno a breve per poi sottoporre al pontefice argentino un terzetto di nomi da cui il vertice della Chiesa cattolica "pescherà" per deciderà chi sarà a guidare questa influente e fondamentale conferenza episcopale.

Non sarà una scelta secondaria tra tutte quelle compiute da Bergoglio in questi quasi dieci anni di pontificato. La Chiesa italiana, oltre a essere chiamata ad un cammino impegnativo per via del Sinodo che lo stesso Francesco ha preteso, è ventilata quale possibile protagonista del futuro Conclave. L'ipotesi che il ministero petrino possa essere di nuovo svolto da un ecclesiastico italiano continua a circolare con insistenza nelle sacre stanze.

E per questo motivo, scegliere chi guiderà i vescovi delle diocesi italiane non è solo una scelta "burocratica" o politica immediata, ma che guarda anche in prospettiva. La scelta del successore di Bassetti implica la visione per il futuro della Chiesa italiana, ma anche inevitabilmente un percorso che può essere intrapreso non solo dal Vaticano, ma da tutta la Chiesa universale.

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