Il nuovo coronavirus non sembra intenzionato a darci tregua. E mentre l'Italia sta combattendo ancora contro la seconda ondata del Covid-19, l'ex capo della protezione civile, Guido Bertolaso, lancia un altro allarme, prevedendo la possibilità di una terza ondata, che potrebbe colpire il nostro Paese tra febbraio e marzo, a un anno esatto dalla scoperta dei primi casi a Codogno.
"Ieri abbiamo fatto una riunione a Perugia", ha spiegato intervendo a Radio 105 Bertolaso, ora consulente della Regione Umbria per l'emergenza coronavirus. Al centro della riunione anche il lavoro "su quella che sarà la terza ondata", che potrebbe arrivare intorno ai mesi di febbraio e marzo. "Se qualcuno pensa che a Natale saremo tutti liberi dal Covid-19, sbaglia- avverte Bertolaso- Dovremo essere pronti a una terza ondata per febbraio e marzo".
L'ex capo della protezione civile è intervenuto anche sul tema della sanità in Calabria: "Siamo un Paese a macchia di leopardo- ha spiegato- abbiamo delle eccellenze spettacolari e poi delle realtà tipo la Calabria". Bertolaso, però, fa notare come il primo commissario fosse stato "nominato dal governo, non scelto dai calabresi. Se tu metti un uomo tuo a gestire la sanità in Calabria e ce lo metti già due anni orsono, poi scoppia il Covid, tu sai che hai quest'uomo in Calabria come tuo commissario. Ma tu vuoi chiamarlo, vuoi interrogarlo, vuoi sentirlo su quelle che sono le problematiche del territorio?". Il riferimento è a Saverio Cotticelli: "Se a scoprire che questo non sapeva di essere responsabile è stato un giornalista, significa che nessuno da Roma lo aveva mai controllato, aveva mai verificato quello che stava combinando in Calabria", afferma. E incalza: "Credo che questo sia il problema fondamentale della sanità nel nostro Paese. Chi sta sopra i tecnici sanitari dovrebbe monitorare, supportare ed evidentemente pensa ad altro".
Infine, il commissario dell'Umbria spiega la situazione Covid-19 della Regione: "È abbastanza sotto controllo- dice- stiamo riorganizzando il piano sanitario di quella Regione, c'erano moltissimi ospedali sparsi in un territorio non molto vasto, ne hanno chiusi alcuni razionalizzando le risorse economiche e umane. Sono arrivati due ospedali da campo, uno a Perugia e uno a Terni".
E sui posti delle terapie intensive precisa: "Si pensa di avere altri 30, 35 posti di rianimazione, quindi credo che l'Umbria sia in grado di resistere a questa seconda ondata".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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