Ora l'India prova a dettare le condizioni. Sebbene Delhi sembri voler aprire ad un possibile rientro di Salvatore Girone in Italia dopo anni di detenzione in India, non è disposta a farlo senza alcune garanzie.
L'agente del governo indiano, Neeru Chadha, sebbene abbia ribadito di non voler lasciarlo rientrare in Italia in attesa della fine dell'arbitrato (prevista tra altri 3-4 anni), ha anche detto che se il Tribunale arbitrale dovesse accogliere le rischieste del governo italiano, Delhi chiederà che "lo stesso Tribunale stabilisca delle garanzie sulla presenza" del Fuciliere in India, nel caso in cui all'India fosse riconosciuta la giurisdizione sul caso. E si parisse un processo a carico dei marò in territorio indiano.
I giudici arbitrali dell'Aja, ieri, hanno posto una domanda centrale dai legali indiani: "Cosa sarebbe accettabile per l'India?". Insomma, quali gareanzie intende avere. L'agente del governo italiano, l'ambasciatore Francesco Azzarello, ha affermato che l'Italia rispetterà "qualsiasi decisione prenderà il Tribunale arbitrale" in merito a Girone. Comprese, quindi, eventuali garanzie.
Anche l'avvocato del collegio di difesa italiano, il britannico Sir Daniel Bethlehem, aveva chiesto ai giudici dell'Aja: "Questo Tribunale considera affidabile, di fatto e di diritto, l'impegno dell'Italia a restituire Girone all'India, se questo fosse richiesto dal Tribunale stesso?". "Se sì - aveva concluso - le misure provvisorie che l'Italia richiede sono sia appropriate che necessarie". "Da parte nostra, riteniamo che le nostre argomentazioni siano assolutamente fondate e abbiamo piena fiducia nel Tribunale arbitrale", ha aggiunto Azzarello.
Ma le condizioni di Delhi non sono le stesse garanzie che vorrebbe dare l'Italia.
Bethlehem, infatti, ieri aveva invitato il Tribunale a valutare altre condizioni al rientro di Girone: il ritiro del passaporto o il divieto di andare all'estero senza un preciso permesso.La decisione ora è nelle mani dei giudici arbitrali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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