Monsignor Luigi Negri, arcivescovo emerito dell'arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, è un consacrato conservatore che non disdegna di analizzare la situazione odierna della Chiesa cattolica, utilizzando categorie che sembrano essere in disuso. Monsignor Negri insomma, nonostante non vada molto di moda, continua ad avvertire l'uomo sui rischi derivanti dal nichilismo e dal relativismo.
Lo stile è quello del pontificato di Benedetto XVI. Nelle riflessioni di Negri, le questioni pragmatiche passano in secondo piano, mentre il dato spiriturale viene percepito come prioritario. E già questa, rispetto alla pastorale in voga tra buona parte dei presuli italiani, costituisce una bella differenza. Dai pericoli derivanti l'assecondare un'immigrazione di massa fino alla "confusione dottrinale" che regna in certi ambienti ecclesiastici: il "fronte conservatore" non ha smesso di alzare il tiro. La questione sul tavolo è sempre la stessa: promuovere una "Chiesa in uscita", sempre più simile al mondo, o distanziarsi, preferendo la costruzione di una "minoranza creativa", che sia in grado di tutelare la fede cristiano-cattolica? Negri fa parte del secondo schieramento.
L'arcivescovo emerito italiano, all'interno di un'intervista rilasciata a La Verità, ha persino paventato il "rischio scisma", che è sempre "possibile". Anzi, monsignor Negri ha approfondito questi aspetti, parlando di "spazi" in cui esiste già una "situazione" scismatica. Al limite, ha fatto comprendere, andrebbe valutata la "consapevolezza" di quelli che sembrano dei micro scisma de facto. Ma qualche frattura c'è ed è tangibile. Ma il senso inteso da Negri è diverso da quello che si potrebbe immaginare. L'alto ecclesiastico ha raccontato di come alcuni sacerdoti, nel corso della Messa, abbiano smesso di dire e far dire il "Credo". Una situazione che è reputata scismatica, nella misura in cui si allontana dal Depositum Fidei.
Sui migranti, ancora, Negri è stato lapidario: "...la Chiesa non può mai rinunciare a mettere al primo posto la fede. Anche se ci fossero 850 milioni di migranti, la Chiesa non potrà mai dire che allora il suo problema sono i migranti, ma che il suo problema è la fede e da ciò tirare fuori la soluzione ai problemi, compreso quello dei migranti". Proprio quello che accennavamo prima, ossia il primato del dato spiriturale, che non può essere oltrepassato dal pragmatismo e dall'interventismo in campo politico a tutti i costi. Negri ha affermato di provare "gratitudine" e "rispetto" nei confronti di Papa Francesco, ma ha ricordato pure di essere stato "pensionato". Monsignor Gian Carlo Perego, l'uomo che ha preso il posto di Negri nell'arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, è un sostenitore dei "porti aperti". Una differenza che i fedeli non hanno potuto non notare.
Nell'intervista, tra i vari punti sollevati, Negri ha anche voluto elogiare il cardinal Camillo Ruini, che è tornato a dire la sua, incoraggiando l'apertura di un canale di dialogo tra la Chiesa cattolica e la Lega di Matteo Salvini.
Ma la parte focale è quella in cui Negri avverte la Chiesa cattolica di dover far fronte al problema della sua "identità". Uscire troppo da se stessi, insomma, non prelude a nulla di buona. Almeno secondo l'analisi del consacrato italiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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