Serve coraggio all'Europa per vincere la difficile guerra contro il coronavirus, un invisibile nemico che semina morte fra i popoli e colpisce il cuore dell'economia.
Per impedire il collasso del sistema serve immettere liquidità sul mercato. Servono mille, forse millecinquecento miliardi di euro per il 2020. Non solo prestiti o garanzie, ma anche finanziamenti a fondo perduto.
Il 23 aprile i capi di Stato e di governo dovranno, dopo troppi rinvii, decidere, rinunciando ad egoismi nazionali e ad inconcepibili divisioni fra Nord e Sud. Come se la sfida, nell'era della globalizzazione, non la si dovesse vincere tutti insieme. Divisi sarebbe un disastro. Esempio? Senza la componentistica italiana e spagnola, il potentissimo settore tedesco dell'auto si bloccherebbe. Allora ha ragione Papa Francesco quando chiede agli Stati europei ulteriori prove di solidarietà, «ricorrendo anche a soluzioni innovative». E quali sono le soluzioni innovative? Innanzitutto la creazione del Recovery Fund. Un fondo di solidarietà per la rinascita che non può essere solo fonte di prestiti, sia pure agevolati, da restituire a fine crisi. Coraggio significa immettere sul mercato 500 miliardi frutto dell'acquisto da parte della Bce di titoli emessi dal fondo. Eurobond? Coronabond? Non è il nome che conta, è la sostanza. Ma in aggiunta servirebbero altre centinaia di miliardi, a fondo perduto, da distribuire direttamente ai settori produttivi dei Paesi europei. Ma dove trovarli? Nel bilancio pluriennale 2021-2027 dell'Ue che potrebbe avvicinarsi al 2% se la Commissione europea, nella sua imminente proposta, non avrà paura di essere ambiziosa. Penso ad una gigantesca Politica economico-industriale, con le stesse regole della Politica agricola comune. Soldi direttamente a chi produce. Col 2% si può arrivare a 500 miliardi, da aggiungere agli altri 500.
Questi mille miliardi si aggiungerebbero, nel pacchetto che verrà esaminato, fra qualche giorno, ai 240 della Banca europea degli investimenti (destinati a garanzie per prestiti alle imprese), ai 100 del progetto Sure (prestiti ai sistemi di cassa integrazione). A questi si aggiungerebbero i 240 miliardi del vecchio Mes per finanziare la spesa sanitaria senza troika e senza condizionalità (visto il cambiamento, non capisco perché tanti, per motivi ideologici, si rifiutano di volerli utilizzare). In aggiunta al pacchetto ci sono 37 miliardi del vecchio bilancio Ue. E poi ci sono i 1110 miliardi della Banca centrale europea. Senza dubbio l'elemento più qualificante dell'azione europea.
Se vincessero coraggio e innovazione, come auspico, la potenza del bazooka europeo supererebbe i 2.500 miliardi complessivi per i prossimi 3/5 anni (gli Stati Uniti già hanno stanziato 2000 miliardi). I mercati reagirebbero dando fiducia ad un'Europa che vuole combattere e non cadere sotto i colpi del coronavirus.
I governi dovranno naturalmente essere chiari sulla natura dei diversi finanziamenti e sui tempi. Ogni ritardo sarebbe deleterio.
Questa è l'innovazione che serve a un'Europa politica capace di proteggere i suoi popoli.
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