Nel 90% dei casi, i vaccini anti-Covid salvano dalla malattia grave e, di conseguenza, dalla morte. I numeri italiani, però, fotografano una triste situazione che poteva andare diversamente: soltanto a gennaio e febbraio 2022, gli ultimi due mesi, avremmo potuto avere 8mila morti in meno se la maggior parte di chi non si è vaccinato si fosse sottoposto alla profilassi contro Sars-CoV-2. È quanto affermato da Sergio Abrignani, immunologo e membro del Cts, intervistato da Repubblica.
"Estendere obbligo dopo giugno"
L'esperto racconta che dal 1° gennaio al 28 febbraio, in Italia sono morte 17mila persone a causa del Covid. "Di queste, circa il 55% non aveva fatto il vaccino. Vuol dire più di 9 mila cittadini. Se teniamo conto che il vaccino protegge al 90% dalla malattia grave, ricaviamo che in circa 8 mila potevano salvarsi se si fossero vaccinati". L'identikit della maggior parte di chi non ce l'ha fatta è over 50 senza copertura, proprio la categoria per la quale vige l'obbligo di vaccinazione dal 15 febbraio. È per queste ragioni che Abrignani auspica che il governo possa estendere l'obbligo anche dopo la data del 15 giugno. I vaccini salvano le vite "anche adesso che i decessi sono fortunatamente meno", aggiunge.
Cosa non ha funzionato
I no vax morti negli ultimi due mesi sono stati circa 130 al giorno, quasi come se "quotidianamente fosse caduto un aereo". Anche se il successo non è stato totale, grazie all'obbligo vaccinale circa 500mila over 50 si sono sottoposti al vaccino, meglio di niente. L'immunologo sottolinea che sarebbe stato meglio fossero stati di più "ma comunque abbiamo risparmiato 1.500 morti. Tutto sta nel vedere che valore attribuiamo alla vita umana". Questi numeri spingono a una considerazione: è bene non prorogare l'obbligo dopo la sua naturale scadenza? Anche qui, la risposta di Abrignani è chiara: si tratta di una mossa politica, non può essere stabilita dagli esperti immunologi ma "facciamo però notare quante persone non sarebbero morte se si fossero vaccinate e quindi non ha senso toglierlo", incalza.
"In Italia più vittime che in Ucraina"
È molto singolare e bisognerà approfondire le cause ma sono sempre i numeri a stabilirlo, non è un'opinione: l'immunologo afferma a Repubblica che in Ucraina ci sono stati meno vittime che in Italia negli ultimi due mesi: due mila morti civili, la proiezione dice quattromila in due mesi. "Ebbene, da noi nello stesso lasso di tempo il virus ha ucciso di più". Le cause che verranno studiate dagli esperti vanno ricercate nel fatto che la popolazione ucraina ha soltanto il 35% dei vaccinati, tant'é che con i profughi in arrivo nel nostro Paese si sta cercando di somministrare i vaccini a chi non ha mai ricevuto il siero. Popolazione più giovane? Distanziamento che ha funzionato di più? Chi lo sa, sono soltanto ipotesi ma negli ultimi due mesi sono morti meno ucraini che italiani.
Aumento dei contagi e quarta dose
Un fisiologico rilassamento dovuto alla stanchezza di due anni di pandemia, unito all'allentamento delle misure restrittive, ha portato un nuovo aumento dei casi nel nostro Paese. E poi, le sottovarianti di Omicron altamente contagiose e i pochi bambini non vaccinati come abbiamo visto sul Giornale.it. "In questa situazione, non togliere l'obbligo di usare la mascherina al chiuso", afferma Abrignani, che ha spiegato come l'aumento dei contagi sia dovuto essenzialmente ai non vaccinati adulti e bambini e che la copertura senza aver fatto il booster (quindi solo il ciclo, due dosi) scende al 40% dopo quattro mesi. Questo per dire che la terza dose è fondamentale e copre anche a sei mesi di distanza al 90% contro la malattia severa. "Nei giovani, fino ai cinquantenni, il dato è del 99%, negli over ottanta tra l’88 e 90%. Comunque coperture molto buone".
Ecco perché, per adesso, è prematuro per parlare di quarta dose generalizzata che "non ha senso farla" se non per i fragili "ai quali abbiamo iniziato a somministrarla anche in Italia", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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