C'è l'effetto relax, il Covid torna a correre: ecco i 4 motivi

Sono almeno quattro le motivazioni alla base dell'aumento dei casi Covid giornalieri nel nostro Paese: ecco cos'è l'effetto relax e cosa accade con le "sorelle" di Omicron

C'è l'effetto relax, il Covid torna a correre: ecco i 4 motivi

Sono diversi i fattori alla base della ripresa dei contagi da Covid-19 nel nostro Paese dopo l'inversione di tendenza a cui ci eravamo abituati da febbraio in poi. La cosa importante da sottolineare, però, è che i ricoveri ospedalieri continuano a scendere, sia quelli nei reparti ordinari che in terapia intensiva, ed è il dato che ci deve rassicurare maggiormente per il presente e per il futuro: i vaccini funzionano e la variante Omicron è meno letale di quelle precedenti. Il mix tra questi due fattori permettere una diversa gestione della pandemia e l'allentamento delle misure restrittive dal primo aprile.

Il "rilassamento" generale

Ancor prima che le nuove misure diventeranno operative, l'abolizione dell'uso obbligatorio delle mascherine all'aperto ha fatto abbassare le difese mentali portando ad un "allentamento dell'attenzione" che può aver contribuito a far aumentare nuovamente il numero dei poisitivi giornalieri. A Repubblica, l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco ha affermato che "c’è meno preoccupazione da parte dei cittadini, una aderenza inferiore alle misure più banali" riferendosi non tanto a quanto succede all'aperto ma all'uso delle mascherine "al chiuso e in generale alle misure di precauzione, come il distanziamento". Da qui, il consiglio dell'esperto rimane sempre lo stesso: in ambienti chiusi, se ci troviamo di fronte ad un assembramento "bisogna proteggersi".

Le "sorelle" di Omicron

Come abbiamo scritto sul Giornale.it, l’incremento dei casi di contagio "è verosimilmente dovuto alle sottovarianti di Omicron, di cui una è più diffusiva di Omicron stessa", ha affermato il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. Dalle analisi del Ceinge-Biotecnologie avanzate, basate sui dati della banca internazionale Gisaid, è emerso che attualmente sono tre le "sorelle" della variante Omicron di Sars-CoV-2 attualmente in circolazione in Italia. Nel nostro Paese, tra l’altro, non si rileva più la presenza della Delta né di varianti diverse dalla Omicron. Quest'ultima rappresenta ormai la totalità del virus circolante nel nostro Paese ma la sua prima versione, la BA.1, sta diminuendo per l'incalzare della BA.1.1 presente per il 36%, e della BA.2 pari al 5%. Una terza sottovariante, la BA.3, è al momento presente in minima parte. "Omicron ha fatto il grande salto ed è stata in grado di infettare anche i vaccinati. Non dimentichiamo che i vaccini sono tarati sul primo coronavirus, quello 'cinese'", ha sottolineato a Repubblica Fausto Baldanti, virologo del San Matteo di Pavia.

Scarsa copertura tra i bambini

Nonostante il virus sia molto meno aggressivo e non c'è alcuna preoccupazione particolare, è stata molto scarsa l'adesione della fascia pediatrica (5-12 anni) al vaccino, con circa 2,3 milioni scoperti (62,6%). A questi si aggiungono gli 1,7 milioni di over 50 no vax e il gioco è fatto: è molto facile che dalla scuola il virus circoli in famiglia colpendo soprattutto i non vaccinati visto che Covid sta circolando soprattutto tra i giovani. Ecco a cosa potrebbe anche essere dovuta questa risalita dei contagi. "Il numero di persone che non ha ancora iniziato il ciclo vaccinale rimane costante ed è pari a qualche milione, e questo — commenta il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro - rappresenta un fattore di rischio importante".

Il ritardo nei booster

Ultimo ma non ultimo per importanza il discorso sul booster di richiamo, la cosiddetta terza dose. Tutti gli esperti hanno predicato sull'importanza di farlo per aumentare gli anticorpi ed evitare forme gravi della malattia. Sono ancora sette i milioni di italiani che, dopo aver completato il primo ciclo, non hanno ricevuto la terza dose. Anche questo può contribuire, in una modesta percentuale, alla circolazione sostenuta del virus e ai nuovi contagi: ci si può infettare ugualmente, certo, ma con la terza dose molti risultano asintomatici e non si accorgono nemmeno di aver preso il Covid.

"Con tre dosi si è protetti al 70% dall’infezione e al 92-93% dalla malattia — spiega Sergio Abrignani, immunologo e membro del Cts — E la maggior parte di coloro che hanno fatto due dosi da più di quattro mesi possono prendere l’infezione. Quindi il vaccino non esclude la diffusione ma continua a proteggere anche queste persone dalla malattia severa".

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