Paolo VI e le dimissioni: spunta una lettera rimasta segreta

Paolo VI aveva pensato alle dimissioni. In una lettera rimasta sinora segreta vengono svelate le condizioni. Il commento di papa Bergoglio. L'argentino sembra condividere quanto scritto da Montini nel 1965

Paolo VI e le dimissioni: spunta una lettera rimasta segreta

Papa Paolo VI aveva ipotizzato le dimissioni. Montini, all'interno di una lettera rimasta sinora segreta, aveva predisposto la possibilità di una dichiarazione di decadenza. Come Benedetto XVI, un altro "papa intellettuale" aveva pensato all'ipotesi della rinuncia al soglio pontificio, ma in un modo in parte diverso.

"Noi, Paolo VI… dichiariamo - si legge sulla missiva pubblicata da Vatican Insider - nel caso di infermità, che si presuma inguaribile, o di lunga durata… ovvero nel caso che altro grave e prolungato impedimento… di rinunciare al "nostro ufficio"". La Curia di Roma e il cardinale decano, secondo quanto scritto dal "papa dimenticato",avrebbero potuto farlo decadere. La condizioni previste, come visto, sono due: la malattia inguaribile e/o un altro "impedimento". La lettera è del 2 maggio 1965. Non è stata scritta, quindi, durante gli ultimi anni di pontificato, ma in pieno Concilio Vaticano II. Una mossa preventiva, tesa a scongiurare che la Chiesa restasse senza un pontefice nel pieno delle forze.

Lo scoop è stato riportato in "La barca di Paolo", un libro curato da padre Leonardo Sapienza, che non è ancora uscito in libreria. La missiva ha subito trovato un un commentatore d'eccezione. Papa Francesco ha infatti scritto:" Ho letto con stupore queste lettere di Paolo VI – ha sottolineato il pontefice argentino - che mi sembrano una umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla sua Chiesa; e una ulteriore prova della santità di questo grande Papa… Ciò che a lui importa sono i bisogni della Chiesa e del mondo. E un Papa impedito da una grave malattia, non potrebbe esercitare con sufficiente efficacia il ministero apostolico".

In queste righe, insomma, c'è un altro piccolo - grande scoop: anche il pontefice argentino ritiene che un papa affetto da una malattia impedente non non possa esercitare il suo magistero. Proprio ieri, citando e ricordando la testimonianza di San Paolo, Bergoglio ha citato il tema del congedo. Nessun riferimento a eventuali dimissioni, ma una chiara testimonianza di come Papa Francesco vorrebbe che avvenisse il passaggio di testimone.

La lettera di Paolo VI è indirizzata al cardinale decano.

Questa, come si apprende sempre su La Stampa, è la formula dell'ipotetica rinuncia:"Dichiariamo: nel caso di infermità, che si presuma inguaribile, o di lunga durata, e che ci impedisca di esercitare sufficientemente le funzioni del nostro ministero apostolico; ovvero nel caso che altro grave e prolungato impedimento a ciò sia parimente ostacolo, di rinunciare al nostro sacro e canonico ufficio, sia come Vescovo di Roma, sia come Capo della medesima Santa Chiesa cattolica, nelle mani del Signor Cardinale Decano… lasciando a lui, congiuntamente almeno ai Signori Cardinali preposti ai Dicasteri della Curia Romana ed al Cardinale nostro Vicario per la città di Roma… la facoltà di accettare e di rendere operanti queste nostre dimissioni, che solo il bene superiore della santa Chiesa ci suggerisce".

Non solo Joseph Ratzinger, insomma. Paolo VI si aggiunge all'elenco di quei papi che avevano immaginato la possibilità di "scendere dalla croce" prima del previsto.

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