"Lo rifarà di nuovo...". Più che una costatazione, quella del signor Ekkehart Rackete, padre della capitana della Sea Watch 3, è un avvertimento. Lui stesso, in una intervista rilasciata al Corriere della Sera, ammette che, per quanto proverà a dissuaderla dal tornare a bordo della nave della ong tedesca, la figlia è pronta a navigare nuovamente verso la Libia per caricare altri immigrati clandestini e sfidare il governo italiano. Per il momento, però, la 31enne resta ai domiciliari nel centro di prima accoglienza di Lampusa in attesa del processo per direttissima che ne deciderà le sue sorti.
"Mi ha detto che stava bene...". Nell'intervista al Corriere della Sera il signor Ekkehart rivela il contenuto della conversazione avuta con la figlia dopo l'arresto di venerdì sera per aver forzato il blocco imposto dal Viminale e aver speronato una motovedetta della Guardia di Finanza (guarda il video). Ora aspetta di essere interrogata dagli inquirenti. L'appuntamento con la giustizia è previsto per domani, ma il padre assicura che Carola è "serena". "Anche io non devo preoccuparmi, perché è tutto a posto", spiega l'uomo che vanta una lunga esperienza nel settore della difesa militare e dell'intelligence elettronica. "Le cose ora seguiranno il loro corso, ma alla fine l'Italia è una democrazia, per cui ho piena fiducia nelle vostre autorità. Del resto anche Carola mi ha raccontato che tra chi l'ha arrestata c'era chi era dispiaciuto", aggiunge spiegando che né lui né la moglie andranno a Lampedusa per assistere al processo della figlia. "Credo che Carola saprà cavarsela da sola", continua ammettendo di far affidamento sulle donazioni di denaro raccolte per la difesa della comandante. "Questo - chiosa - rivela anche il carattere del popolo italiano, non penso che dovrà affrontare da sola i magistrati".
Il signor Ekkehart non vuole esprimersi sulle scelte prese dalla capitana venerdì notte. "Non posso giudicare perché non ero lì, e di conseguenza non avevo il comando della nave", dice nell'intervista del Corriere della Sera rimarcando che è "responsabilità del capitano decidere se fare o non fare qualcosa". "Io stesso sono stato un ufficiale dell'esercito, e capisco che solo lei in quella situazione avrebbe potuto prendere una decisione", incalza assicurando che, in ogni caso, la figlia ci avrà sicuramente "riflettuto a lungo" e che "alla fine" è stata fatta "la cosa più giusta". Ad ogni modo, quando tornerà a casa, "farà il diavolo a quattro per dissuaderla a partire di nuovo con la Sea Watch".
Ma, conoscendola bene, sa già che sarà "inutile dirle cosa fare" perché "prende da sola le sue decisioni". "Del resto ha 31 anni... - conclude - ed è anche vero però che finora non ha mai fatto nulla di sbagliato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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