Papa Francesco è stato presentato come il papa che avrebbe riformato profondamente la Chiesa cattolica. Già dalla scelta del nome - del resto - si poteva immaginare che le intenzioni di questo pontefice fossero finalizzate a rivoluzionare la curia dall'interno. Francesco, un nome da sempre contrapposto al "potere" Vaticano e ai pontefici, è stato "incorporato" nella tradizione della curia ecclesiastica per mezzo di questo pontificato. Ma a che punto sono le riforme di Bergoglio? Il papa ha snellito la macchina vaticana: ha accorpato, diminuito di numero e cambiato nome dicasteri; ha ridimensionato il ruolo ed il potere del segretario di Stato; ha istituito il C9, cioè un consiglio ristretto di cardinali, che si occupa di riforme aggiornandosi ogni tre mesi; ha rivoluzionato il Sacro Collegio distribuendo diversamente il "peso politico", un cambiamento questo che è destinato ad avere i primi effetti durante il prossimo Conclave e così via. Un disegno generale teso alla semplificazione a riequilibrare il "balance of power" , cioè gli equilibri "politici" vaticani. La Santa Sede - poi - con papa Francesco è tornata ad essere protagonista nel campo della politica estera: il cardinale Pietro Parolin, ministro degli Esteri del Vaticano, è intervenuto più volte, risultando spesso decisivo, sul tema della pace internazionale. Ma fatto sta che la spinta riformista sembra essersi interrotta. Il giornalista Gianluigi Nuzzi, autore de "Il Peccato Originale", ha parlato di "resistenze" che non permetterebbero a Francesco di proseguire nella sua opera riformatrice.
I critici del pontefice argentino elencano una serie di questioni irrisolte: "Pensi ai "bertoniani, simbolo del passato: Bertello, Versaldi, Calcagno" - dichiara una fonte rimasta anonima al IlGiornale.it - "Pensi alla Germania e alla tassa obbligatoria alla chiesa più ricca del mondo. Pensi allo Ior: nessuno ha mai richiamato Gotti Tedeschi e tenga presente i licenziamenti (riferendosi a Milione e Mattietti n.d.r.) ...". E ancora: "Pensi ai dossier dei 3 cardinali: non hanno avuto alcun seguito!". Chi critica l'operato del papa sottolinea principalmente questi aspetti: i cardinali considerati vicini a Tarcisio Bertone, ex segretario di Stato ai tempi di Benedetto XVI, sarebbero rimasti al loro posto; la tassa ecclesiastica che i fedeli cattolici continuano a versare alla Chiesa tedesca, una sorta di "doping" secondo alcuni, non è stata abolita e - infine - una mancata riforma riguarderebbe soprattutto lo Ior e le finanze vaticane. Quando Joseph Ratzinger rinunciò al pontificato pare abbia consegnato al suo successore un dossier tramite il quale il papa avrebbe avuto accesso alla risoluzione delle cose lasciate in sospeso. Specifica ancora la fonte: "Un dossier famoso che Benedetto diede a Francesco, con le indagini dei 3 cardinali: non ne è mai nato nulla, non un provvedimento. I bertoniani, come gattopardi, sono più forti che mai...tutto come e peggio di prima". La persona che parla, oltre ad essere addentro alle cose vaticane, è evidentemente molto critica nei confronti dell'operato del papa argentino.
In questi giorni, intanto, si è riunito il C9. Sono stati presentati i nuovi loghi della Segreteria per la Comunicazione e quelli del nuovo portale. Primi segnali di quella che sarà la vera e propria "riforma della comunicazione". Poi è stato fatto il punto sulle attività della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale. Infine, si è parlato dell' " enfasi sui giovani del Dicastero Laici, Famiglia e Vita". Nell'ennesima riunione del minidirettorio creato da Bergoglio, quindi, pare che non si siano affrontate le tanto decantate riforme strutturali. "Che fine hanno fatto - si chiede la persona che è stata sentita da IlGiornale.
it - le indagini di Monsignor Carlo Maria Viganò? Il vescovo, poi "trasferito" a Washington come nunzio apostolico, aveva sollevato un polverone su una presunta "lobby degli appalti": documenti, poi pubblicati, che avevano contribuito a far esplodere il caso "Vatileaks". "Anche le sue indagini, ignorate, senza conseguenze", ribadisce la fonte. Bergoglio - insomma - avrebbe sì riformato il Vaticano, ma solo in parte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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