Parla l'esorcista: "La Chiesa rischia la confusione"

L'esorcista Don Gino Oliosi, sacerdote vicino a Don Giussani, parla dei rischi della Chiesa contemporanea e dell'attualità dell'esorcismo

Don Gino Oliosi in un fotogramma di YouTube
Don Gino Oliosi in un fotogramma di YouTube

Don Gino Oliosi è stato un esorcista per quindici anni, ricevendo tra le ottanta e le novanta persone alla settimana. Poi la sua pressione "ha cominciato a fare la ballerina" ed ora riceve solo per appuntamento. Possessioni appurate? Dieci, secondo Don Gino, che dice di aver avuto la grazia "di otto liberazioni". Fu Don Giussani, di cui Don Gino parla in modo quasi commosso, a convincerlo ad accettare, dopo che il vescovo aveva chiesto la sua disponibilità per tre volte di seguito. Ma Don Gino è anche un teologo e un grande conoscitore dell'opera di Benedetto XVI. Lo abbiamo intervistato sul momento che sta vivendo la Chiesa, sulle aperture al protestantesimo e sull'attualità dell'esorcismo.

Don Gin Oliosi, questa settimana Galantino della Cei ha dichiarato che la riforma di Lutero sarebbe "un'opera dello Spirito Santo". Cosa ne pensa?

Un'affermazione inaccettabile. Poiché la riforma di Lutero è esattamente contraria all'opera dello Spirito Santo e la posizione stessa di Lutero è contraria allo Spirito Santo. Quest'ultimo aiuta la Chiesa a nella sua continuità, soprattutto per mezzo del ministero pietrino. Lo Spirito Santo non può contraddire se stesso. Cristo ha fondato la sua Chiesa su Pietro.

Il cardinale Mueller ha replicato a Galantino sostenendo che l'opera di Lutero abbia rappresentato più una rivoluzione che una riforma...

Non è più il tempo della polemica con i luterani e con gli evangelici, c'è necessità di un dialogo, ma non a costo della verità. Non si deve fare confusione. Non possiamo concepire lo Spirito Santo come un meteorite caduto per caso nel Libro, perché questo è il modo di pensare di Lutero. La rivelazione è accaduta in un popolo dove erano presenti profeti e persone ispirate, le stesse che hanno posto tutto per iscritto. L'interpretazione di tutto questo, poi, avviene attraverso nella Chiesa, nella continuità di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Quando Lutero si stacca dai dogmi della tradizione, cioè dalla scienza della fede maturata nella Chiesa, si stacca definitivamente dalla Chiesa. Le teologie sono tutte opinabili, ma il distacco dai dogmi di Lutero è l'origine della confusione odierna, anche a causa della relativizzazione dei dogmi da parte del cattolicesimo.

Ma la rivalutazione di Lutero non era cominciata con Ratzinger?

Benedetto XVI intendeva dire questo: Lutero, nelle fasi iniziali, aveva visto bene. Culturalmente, nel Rinascimento, esisteva un concetto per cui, anche per il solo tramite dell'impegno morale, si poteva ottenere la grazia divina. Il che è l'opposto della tradizione cattolica. La grazia, infatti, è il ponte per l'impegno morale nel cattolicesimo. Lutero, poi, ha dato troppo rilievo alla grazia, accentuando talmente tanto l'azione di quest'ultima e slegandola dalla ragione, considerata invece una "prostituta". La grazia è diventata così assolutizzante. Calvino è arrivato a parlare di predestinazione al paradiso e all'inferno. L'odierna società americana è basata su questa concezione per cui i segni della predestinazione al Paradiso sono dettati dal successo economico e dal successo politico. Le conseguenze di questa visione sono riscontrabili nella società contemporanea. Lutero è arrivato a dire che cinque sacramenti non hanno significato. Un'azione deleteria per cui non dobbiamo incolpare i luterani contemporanei. Diviene fondamentale, però, per le conseguenze sociali, ribadire che la libertà in esseri finiti comprende il rischio del "no" e quindi quello dell'inferno.

Come si concilia la posizione su Lutero con gli appelli del Papa sul rischio di "proselitismo". Bergoglio non si riferisce proprio ai luterani?

Noi non distinguiamo nel Papa ciò che attiene al ministero pietrino e ciò che è invece opinabile secondo la qualità umana del Papa. Francesco ha un linguaggio mediatico che non rileva rispetto al ministero pietrino. I mezzi moderni della comunicazione sociale fanno passare il messaggio che tutto sia relativo al pontificato. Le faccio un esempio concreto: quando il Papa ha dichiarato -rispetto ad un omosessuale che si avvicina alla fede cattolica- "chi sono io per giudicare un gay che ricerca Dio?", i media hanno omesso "che ricerca Dio". Stessa cosa è avvenuta per la "Madonna postina" di Medjugore. Tutti i giornali hanno scritto che il Papa critica Medjugore. Il rischio attuale è dato dal fatto che, per la prima volta, abbiamo un Papa che interviene continuamente non secondo il ministero pietrino. Non è sua intenzione polemizzare, sono i giornali che hanno dato vita ad una vera e propria persecuzione nei confronti della Chiesa. La catechesi del Papa rispecchia perfettamente il catechismo cattolico.

Ma il Papa è aperturista o critico nei confronti dei Luterani?

Lui viene dall'esperienza del sud America che è un'esperienza terribile. La parola "setta" ha un significato molto diverso da quello che abbiamo in mente noi. In Brasile al 90% erano tutti cattolici, ora i cattolici sono il 70%. C'è una vera e propria invasione evangelica. Lui ha davanti la tipologia calvinista di capitalismo e a quella si riferisce quando critica il denaro come idolo. La sua sensibilità, per noi occidentali abituati alla dottrina sociale, è molto difficile da comprendere. Il momento è critico e delicato. Il rischio è questo: nel rilevare i limiti di un uomo proveniente dall'America Latina dove esiste una contrapposizione tra "teologia del popolo" e "teologia della liberazione", ma dove entrambe le dottrine si mischiano fra di loro, noi potremmo perdere di vista la parte positiva del ministero pietrino. Santa Caterina da Siena ricordava, tenuto conto dei limiti umani, di "non far fare brutta figura a Cristo". Alcuni gesti come l'immagine di Lutero in Vaticano sono rischiosi: i fedeli non sanno fare distinzioni tra i protestanti attuali, più mitigati, e lo spirito originario di Lutero. Direi che sono gesti ambigui, soprattuto per noi occidentali abituati a distinzioni nette. Meno per chi proviene dell'America latina.

Lei è stato un esorcista per quindici anni. Ci racconta la sua esperienza?

Il Vescovo mi ha dovuto chiedere per tre volte la mia disponibilità, poi sono stato un esorcista per quindici anni. Herbert Hagg, professore dell'Antico Testamento a Tobinga, nel 1969, ha scritto un libretto ancora attuale: "La liquidazione del diavolo", dove si sostiene che il maligno è stato confuso con il concetto di peccato. Si è perso, insomma, il concetto di male come un essere pervertito e pervertitore. Non solo come una deficienza. Solo nel Vangelo secondo Marco, esemplificativamente, ci sono sei esorcismi. Nella mentalità generale, però, non si è più parlato del demonio. Nei convegni, per molto tempo, i Vescovi ci hanno obbligato a sostituire la parola "esorcista" con "sacerdote". I convegni degli esorcisti, insomma, sono stati chiamati per molto tempo "convegni sacerdotali". Francesco nel 2013 ci ha restituito la possibilità di chiamare le cose con il loro nome. Dopo quindici anni ringrazio il Signore di aver obbedito e di essere stato un esorcista. Vedo tante persone disturbate che attraverso la preghiera e attraverso la catechesi. Bisognerebbe, però, distinguere l'invocazione dall'imperaare. L'esorcista svolge un ruolo imperativo. L'invocazione "liberaci dal male", può essere esercitata da sacerdoti e genitori. Il nostro rulo, quello degli esorcisti, è di imporre al diavolo di liberare una persona dalla sua presenza. Ho ricevuto tra le ottanta e le novanta persone alla settimana, oggi ricevo solo per appuntamento. Nel mio mandato ho visto dieci casi appurati di possessione demoniaca, di queste non sono riuscito a risolverne due. Poi ci sono l'infestazione, l'ossessione, il maleficio....

c'è bisogno di una catechesi chiara: il Male, scritto con la lettera maiuscola, è una realtà individuale vera e non astratta. Guardi che la gente oggi ha bisogno dell'incontro con il sacerdote anche per preghiere di liberazione, di consolazione e di guarigione.

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