"L'aborto è un diritto umano": altra follia in arrivo dall'Ue

Il "rapporto Matic" esorta i governi nazionali a rimuovere ogni barriera legislativa all'aborto, compresa l'obiezione di coscienza

"L'aborto è un diritto umano": altra follia in arrivo dall'Ue

Il parlamento europeo si appresta a votare una risoluzione ispirata dal cosiddetto "rapporto Matic", ossia un documento messo a punto dalla Commissione, istituita presso la medesima assemblea legislativa Ue, per i Diritti delle donne e l'Uguaglianza di genere. In tale proposta di risoluzione, la cui intestazione è La situazione della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi nell'Ue dal punto di vista della salute delle donne e il cui relatore è l'eurodeputato socialdemocratico croato Predrag Fred Matic, l'aborto viene definito "un diritto umano", che ogni governo sarebbe tenuto a garantire senza limitazioni. Nella maggior parte dei Paesi europei, e anche in Italia, l’aborto, al giorno d'oggi, non è considerato come una libertà fondamentale.

Nel dettaglio, la bozza di risoluzione su cui dovrà esprimersi domani l'assemblea continentale, salvo un aggiornamento del calendario dei lavori parlamentari, chiederà ufficialmente a tutti gli Stati membri, se sarà approvata, di riconoscere l’aborto come "prestazione sanitaria essenziale" e come appunto un "diritto umano". Il rapporto Matic esorta poi i Paesi Ue a "rimuovere le barriere" che attualmente impediscono alle donne l'interruzione di gravidanza; tali impedimenti sarebbero “i lunghi periodi di attesa”, “la negazione delle cure mediche basata sulle convinzioni personali dei dottori”, la necessità di “consulenze” o di "autorizzazioni di terzi” quali precondizioni indispensabili per praticare un aborto. Di conseguenza, la proposta di risoluzione incriminata identifica il diritto dei medici all'obiezione di coscienza come una grave limitazione al pieno esercizio dei diritti fondamentali delle donne, oltre che come una "negazione delle cure sanitarie".

L'approvazione della risoluzione Matic, basata sulla richiesta di eliminazione, da parte degli Stati, di qualsiasi ostacolo legislativo o etico al diritto all'aborto, aprirebbe la stada, sostengono le ong pro-vita come CitizenGo, ad altre rivendicazioni ideologiche: aborto e contraccezione per le ragazze “indipendentemente dall'età” e senza il consenso dei genitori, insegnamento delle teorie gender a partire dalla scuola primaria senza informare o richiedere il nulla osta dei familiari, operazioni di “cambio di sesso” accessibili anche ai minori e tutte pagate dai sistemi sanitari pubblici.

Oltre all'associazione citata, a prendere posizione contro le conclusioni e le proposte contenute nel rapporto Matic sono stati anche i vescovi europei, tramite la Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione Europea (Comece). In una nota diffusa giovedì scorso, tale organo rappresentativo cattolico ha affermato: "Un intervento medico di una tale portata non può e non deve diventare una pratica normale: qualificarlo come servizio essenziale degrada il bambino non nato. Il bambino non nato ha il diritto umano alla vita". Nel medesimo documento, la Comece si dice anche "allarmata dalla negazione del fondamentale diritto all’obiezione di coscienza, che è una emanazione della libertà di coscienza. La risoluzione mette in dubbio l’esistenza stessa di un diritto del personale medico a rifiutare certe prestazioni sanitarie , incluso l’aborto, sulla base delle clausole di coscienza". Comprimere il diritto all'obiezione di coscienza significa automaticamente calpestare la dimensione più intima dell'individuo: le convinzioni personali.

Sulle barricate per via dell'imminente votazione parlamentare europea sono anche le autorità della Slovacchia, che contestano il diritto degli organi Ue di occuparsi di aborto facendo riferimento alla rigida divisione delle competenze tra Unione e Stati membri sancita dai Trattati fondamentali comunitari. Il parlamento di Bratislava ha così votato, sempre giovedì scorso, un'apposita risoluzione in cui evidenzia che i Trattati citati specificano che i temi riguardanti l’educazione e la politica sanitaria "sono di competenza degli Stati membri".

Bruxelles e Strasburgo non possono quindi affatto intervenire e prendere decisioni su quegli ambiti e, inevitabilmente, il documento Matic, prosegue l'atto approvato dall'assemblea legislativa slovacca, "viola la regola della sussidiarietà e oltrepassa i poteri del Parlamento europeo".

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