Una richiesta di perdono. Settanta anni dopo. La Guerra Civile italiana che seguì la Seconda Guerra Mondiale scriverà un nuovo capitolo. Questa volta un paragrafo di riconciliazione, il più importante. La figlia di un partigiano comunista, colpevole di aver ucciso nel 1945 seminarista Rolando Rivi (beatificato da Papa Francesco), durante una cerimonia religiosa farà quello che suo padre non era riuscito a fare pubblicamente: chiedere perdono per quell'orribile omicidio. Uno dei tanti in cui persero la vita persone giustiziate sommariamente dopo il 25 aprile.
La vicenda si svolse nel cosiddetto Triangolo Rosso in Emilia Romagna. Uno dei luoghi di maggior contrapposizione tra comunisti e fascisti, ma dove anche molti innocenti trovarono ingiustamente la morte. Il seminarista venne sequestrato, spogliato, torturato e seviziato fino alla morte. Prima di ucciderlo in un bosco, i due partigiani lo costrinsero a scavarsi la fossa. Infine indicarono al padre e al cappellano, don Alberto Camellini, dove ritrovare la salma. Rolando Rivi aveva solo 14 anni.
Colpevoli di quella morte, condannati a 22 anni di prigione (scontati solo 6, grazie all'amnistia di Togliatti), furono Corghi e Delcisio Rioli. Dopo 70 anni alla pieve di San Valentino di Castellarano (Reggio Emilia), scrive il Messaggero, di fronte al vescovo Massimo Camisasca durante la celebrazione per ricordare i 70 anni da quell'omicisio, "Meris Corghi, la figlia di Giuseppe Corghi, uno dei due partigiani che lo uccise, chiederà perdono ai fedeli per ciò che fece suo padre".
"A far nascere il bisogno a Meris Corghi di parlare pubblicamente - scrive il quotidiano romano - è l’eredità ricevuta in punto di morte da una anziana
zia, la quale a sua volta raccolse le ultime parole del partigiano Corghi, e la confessione che ad uccidere il prete era stato lui e che si pentiva per quello che aveva commesso. Un clamoroso 'gesto di riconciliazione'".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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