Paura per dipendenti e cavalli: così i rom tengono in ostaggio l'ippodromo

Dopo il caso dell'operaio aggredito e rapinato da alcuni rom del campo della Barbuta, all'ippodromo di Capannelle è allarme per la sicurezza di lavoratori e cavalli da corsa. I dipendenti: "Vogliamo lo sgombero prima che ci scappi il morto"

Paura per dipendenti e cavalli: così i rom tengono in ostaggio l'ippodromo

All’ippodromo di Capanelle non si scommette più sul cavallo vincente. La vera scommessa ormai, almeno per i dipendenti dell’impianto sportivo tra i più famosi d’Italia, è tornare a casa senza essere rapinati o aggrediti. Sulle piste erbose dove galoppano i purosangue inglesi, ogni giorno, si consuma un’incursione, un danneggiamento, un incendio (guarda il video).

Solo nel 2018 sono fioccate una trentina di denunce e danni per centinaia di migliaia di euro. Eppure dal vicino campo rom della Barbuta gli sconfinamenti continuano a ripetersi, la spazzatura carbonizzata viene puntualmente riversata al di là della recinzione e, qualche settimana fa, si è toccato il punto di non ritorno. Uno dei giardinieri dell’impianto, Massimo, è stato accerchiato e bastonato da una banda di nomadi. Ha provato a proteggersi dai colpi con un braccio, che si è spezzato sotto la furia degli aggressori. Quando è stramazzato a terra lo hanno preso a calci. Tutto questo per un portafogli ed una collanina d’oro. Adesso, spiega il sindacalista della Rsa Capannelle, Sandro Memè, “siamo terrorizzati”.

Se fino al giorno dell’aggressione la quotidianità era difficile ora “lavorare è diventato impossibile”. “Non possiamo venire qui con la paura di essere aggrediti o ammazzati”, aggiunge il collega Enzo Fiorentino, che chiede al Campidoglio di accelerare i tempi dello smantellamento dell’insediamento, previsto per il 2020, e un monitoraggio da parte della Polizia Locale. Anche perché qualsiasi tentativo fai-da-te per proteggere il circuito si è rivelato un buco nell’acqua. I dipendenti dell’ippodromo hanno provato in più occasioni a irrobustire le recinzioni che separano le due proprietà confinanti ma, nottetempo, sono state nuovamente divelte. È da quegli squarci che i nomadi si introducono nel galoppatoio per rubare quello che possono o per sabotare le piste, mettendo così in pericolo l’incolumità di atleti e cavalli.

“Ogni allenamento è una roulette russa”, racconta il fantino Gabriele Bietolini, “perché sotto la pista di sabbia i rom interrano di tutto: assi di legno, secchi, pietre”. Ostacoli che vengono posizionati lì “per gioco” o per “dispetto”, ma che rischiano di far rovinare a terra cavallo e fantino. Le conseguenze possono essere devastanti. “Cadendo da cavallo si può anche morire”, ricorda Bietolini. Soprattutto se si corre in sella a purosangue veloci e nevrili. E così, sabotaggio dopo sabotaggio, alla fine, ci spiega l’allenatore Marco Mercalli, “abbiamo dovuto rinunciare ad utilizzare la pista in erba che confina con l’insediamento, e pian piano la manutenzione sta diventando sempre più difficile anche nelle altre due”. È inutile persino cercare di negoziare con gli inquilini del campo perché “c’è un continuo ricambio di persone”, racconta Antonio Oliverio, responsabile della sicurezza, che più di una volta si è armato di coraggio ed ha oltrepassato la recinzione per reclamare.

Il pericolo, però, non è circoscritto al solo impianto sportivo. Le scorribande dei nomadi, infatti, mettono a rischio anche il vicino aeroporto di Ciampino. “Due anni fa per rubare il rame dai fili elettrici hanno mandato in tilt la linea di percorso illuminata dell’aeroporto che si estende all’interno dell’ippodromo costringendo gli aerei di linea a fare rotta sull’aeroporto di Fiumicino”, denuncia Oliverio. “Per non parlare della piaga dei roghi tossici, che offuscano la visuale e possono causare seri problemi in fase di atterraggio”, aggiunge. Nella discarica abusiva che circonda l’insediamento, di roghi, secondo le testimonianze dei dipendenti, se ne appiccano almeno due al giorno. “E quando arrivano le squadre dei vigili del fuoco per domare le fiamme spesso vengono prese a sassate”, ci spiegano dall’ippodromo.

Non c’è stato un accenno di miglioramento neppure con l’ingresso della Croce Rossa, incaricata dal Campidoglio di occuparsi dell’inclusione dei nomadi in vista della chiusura del campo. "Chiediamo per l’ennesima volta al Sindaco Raggi di attivarsi per far convocare il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, di cui purtroppo è membro silente e passivo, in modo che si possano concretamente debellare i fenomeni violenti e chiudere definitivamente i campi rom", tuonano Il consigliere capitolino Francesco Figliomeni e l’esponente azzurro Marco Rollero.

Quanto basta per rinfocolare la polemica politica e accampare sospetti sul buon esito del percorso che porterà allo smantellamento della Barbuta, indicato nella road map del Campidoglio come il prossimo insediamento a dover chiudere i battenti.

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