Immigrati "furbi" con le tasche piene: assegno e paga da 1500 euro

Scoppia il caso a Pordenone: migranti col lavoro percepivano pure l'assegno sociale. La stretta del prefetto

Immigrati "furbi" con le tasche piene: assegno e paga da 1500 euro

Da un'iniziativa dell'ex prefetto di Pordenone è stata scoperta un'abitudine scorretta di alcuni migranti locali che, sebbene fossero regolarmente impiegati e con stipendi dignitosi, continuavano a usufruire del reddito spettante ai richiedenti asilo in stato di indigenza. Maria Rosaria Maiorino ha preteso che venissero intensificati i controlli sulle mancate dichiarazioni di inizio attività da parte dei migranti e ha così potuto smascherare alcuni furbetti che instascavano l'assegno di sussistenza mentre percepivano redditi compresi tra 1.200 e 1.500 euro.

Nel nostro Paese esiste una legge che tutela i migranti in attesa che venga loro riconosciuto lo status di rifugiato. Per loro è previsto ogni mese un assegno sociale, che viene però sospeso nel momento in cui il migrante comunica alla Prefettura l'inizio dell'attività lavorativa e, questa, garantisce un salario superiore all'assegno stesso. Al momento della dichiarazione, il soggetto esce in automatico dal programma di sussistenza. Tuttavia, circa 100 miganti, regolarmente assunti e con uno stipendio, non hanno mai dichiarato di aver trovato un lavoro. Pertanto mensilmente percepivano la doppia entrata. L'ex prefetto di Pordenone, sospettando qualcosa, ha chiesto di avviare una campagna di controllo a tappeto per verificare che tutti i migranti che risultavano nelle liste degli aventi diritto all'assegno sociale avessero ancora i requisiti. È così che è avventura la scoperta. Si tratta soprattutto di afghani, pakistani o di migranti provenieni dall'Africa sub-sahariana. Erano stati assunti nelle fabbriche locali o nelle aziende agricole. Svolgevano lavori di manovalanza che, anche grazie alla turnazione nel ciclo produttivo della fabbrica, permettevano loro di ottenere salari fino a 1.500 euro.

Nel corso degli anni il numero dei richiedenti asilo a Pordenone è radicalmente cambiato. Si è passato dai quasi 950 del 2018 ai circa 300 di oggi, frutto di una drastica riduzione degli arrivi per un lungo lasso di tempo, anche se in questi mesi si è nuovamente intensificata la rotta balcanica. Parte del merito della riduzione è anche della stretta sui permessi umanitari. Tra quelli presenti sul territorio, a circa 100 di loro è stato revocato il diritto all'accoglienza, e di conseguenza al sussidio, proprio per i controlli della Prefettura di Pordenone.

Questo implica esclusivamente l'espulsione dal programma di sostentamento, visto che percepiscono un reddito che permette loro di vivere dignitosamente. Quei migranti potranno continuare a portare avanti la pratica giuridica per il riconoscimento dello status di rifugiato, fino all'accettazione o meno della loro domanda.

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