Una sola frase per destare speranza nei cuori dei fedeli (soprattutto di quelli conservatori): "Sono nelle mani di Dio. L'unica roccia è Cristo. Ci incontreremo molto presto a Roma e altrove". A scriverlo via social network è stato il cardinal Robert Sarah, che dalla giornata di ieri non è più prefetto della Congregazione per il Culto divino e per la Disciplina dei sacramenti. Di base, la rinuncia sarebbe avvenuta per raggiunti limiti di età. E il Papa si sarebbe limitato ad accettare le dimissioni per via del pensionamento. Di fondo, però, c'è anche chi fa notare come alcuni prefetti della Santa Sede abbiano superato da un po' il canonico limite dei settatancinque anni. Esiste insomma chi pensa che il Papa avrebbe potuto rinnovare l'incarico al porporato africano. Ma tant'è.
Sarah rimane a Roma, e già questa è una notizia. Perché la capitale italiana è anche il luogo destinato ai vertici ecclesiastici. Il cardinale conservatore non ha intenzione di ritirarsi a vita privata. La prima novità a ben vedere è questa. Non è un mistero che molti tradizionalisti abbiano individuato in Sarah una guida per il presente e per il futuro: il cardinale ha sempre respinto le voci che lo assegnavano a questo o a quello schieramento del Vaticano. Anzi, Sarah ha sempre rimarcato una stretta osservanza all'autorità ed alla filiazione nei confronti del pontefice regnante. Anche dinanzi alle polemiche della stampa, il porporato africano non ha mai nascosto un certo malcontento nei confronti dei tentativi di strumentalizzazione delle sue posizioni, che non sono mai state "anti-bergogliane". Certo è però che Sarah rinuncia al suo incarico di prefetto in un momento particolare della storia della Chiesa cattolica e del cattolicesimo.
Mentre Sarah abbandona i sacri palazzi, del resto, in Germania si consuma un Concilio biennale che sembra propendere, anche in materia di Culto e Disciplina dei sacramenti, per un'altra visione delle cose. La Chiesa progressista sta diventando maggioritaria. E il cardinal Robert Sarah, strenuo difensore della dottrina cristiano-cattolica in senso ortodosso, rischia di diventare una voce fuori dal coro. Sarah non è solo nelle sue critiche al relativismo ed alla dissoluzione della "civiltà occidentale": altri porporati hanno espresso in questi anni posizioni simili. L'africano era tuttavia rimasto uno dei pochi se non l'unico conservatore ad occupare un incarico di altissimo rilievo in Vaticano. Ora si tratta di continuare ad avvertire sui rischi del laicismo da "semplice", si far per dire, cardinale. Non solo: il cardinal Robert Sarah è stato il capofila di quei consacrati africani che intravedono un pericolo nella gestione aperturista dei fenomeni migratori. Argomentazioni e tesi che dai pulpiti si ascoltano di rado.
Come ha fatto notare l'edizione odierna de La Verità, in questi quasi otto anni di pontificato dell'ex arcivescovo di Buenos Aires non sono mancate le occasioni di pubblica critica a una certa idea di Chiesa. In una delle sue ultime opere librarie, il cardinale africano è arrivato a definire la Chiesa un "covo di tenebre". A pensarci bene, forse confermare Sarah nel suo incarico di prefetto avrebbe significato convalidare la disamina sulla crisi spiriturale dell'Ecclesia: "Non voglio intorpidirvi con parole rassicuranti e ingannevoli - ha scritto il cardinale ne "La sera si avvicina e il giorno ormai volge al declino", che in Italia è edito da Cantagalli - . Non sto cercando il successo o la popolarità. Questo libro - prosegue il porporato - è il grido della mia anima! È un grido d’amore per Dio e per i miei fratelli. Vi do, cristiani, l’unica verità che salva. La Chiesa - ammonisce il cardinale - muore perché i pastori hanno paura di parlare con tutta la verità e la chiarezza. Abbiamo paura dei media, paura delle opinioni, paura dei nostri fratelli! Il buon pastore dà la vita per le sue pecore...". Una critica a tutto tondo, che coinvolge pure il presunto inchino dei vertici cattolici al politicamente corretto.
Possibile che la "battaglia" di Sarah in favore di una Chiesa cosiddetta ratzingeriana prosegua adesso con impegno persino maggiore. Il cardinale conservatore potrà agire del resto al di fuori del contesto curiale. Dal poco che si può dedurre da quel "ci incontreremo molto presto a Roma", sembra lecito asserire che il ritiro di Sarah si distinguerà da quello ratzingeriano. Sarah non capeggerà correnti interne o tentativi d'indebolire il papato (non è nel suo stile e non è insolito apprendere come in Vaticano lo chiamino "il Santo"). Ma il cardinale potrebbe decidere di opporsi con continuità all'avanzata delle istanze dottrinali progressiste.
Non sarebbe strano assistere ad un confronto mediatico tra il cardinale e i vescovi della sinistra ecclesiastica teutonica, che nel frattempo continua a percorrere il sentiero che porterebbe a uno stravolgimento catechetico ed organizzativo, almeno per quel che riguarda la Chiesa cattolica tedesca.
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