Fa discutere e farà discutere la decisione di premiare Petra Laszlo, la reporter ungherese assurta agli onori della cronaca per aver sgambettato in mondovisione un profugo siriano che tentava, con il figlio in braccio, di sfuggire alla polizia nelle campagne vicino a Rotzske.
Era il settembre 2015, nel pieno della grande migrazione verso l'Europa e la giornalista magiara si era guadagnato il biasimo di mezzo mondo per quel gesto davvero vile, che peraltro poteva mettere a rischio la sicurezza del bambino tenuto in braccio dal migrante (guarda il video). Quelle riprese suscitarono l'indignazione di tutta Europa e la donna venne pure incriminata, perdendo peraltro il posto di lavoro.
Ora la Laszlo però ha vinto un premio prestigioso per il documentario cinematografico Nemzetidegen , che in ungherese significa "Estraneo alla nazione". Un lavoro che non è dedicato ai migranti ma alla rivoluzione del 1956 per la democrazia, soffocata nel sangue dal comunismo sovietico. Un lavoro che, va detto, è stato realizzato anche grazie a finanziamenti pubblici.
Per ironia della sorte, è di pochi giorni fa la notizia del licenziamento di Osama Abdul Mohsen, il migrante
sgambettato e divenuto celebre proprio grazie a quell'episodio. Assunto in una scuola per allenatori di Madrid, l'uomo ora ha perso il lavoro perché non aveva mai imparato lo spagnolo: tuttavia la sua azienda gli ha promesso di riassumerlo se imparerà la lingua durante l'inverno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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