Nel bel mezzo di una crisi di governo scoppia la bomba «piano pandemico» al ministero della Sanità. La Guardia di Finanza sguinzagliata dai pm di Bergamo che indagano per «epidemia colposa» sta cercando la prova che potrebbe inchiodare l'esecutivo per gli oltre 80mila morti per Covid. Cioè la mancanza di un vero piano pandemico, come denunciato in un report Oms dello scorso maggio fatto sparire in 24 ore, ritrovato a settembre e ora in mano ai magistrati.
La ricerca in tutti i telefonini e nei pc serve a trovare non solo l'esistenza o meno di un documento cartaceo o digitale ma ciò che avrebbe dovuto prevedere e come: chiusura delle zone rosse, scorta di mascherine e fabbriche da convertire in tempo record alla produzione di Dispositivi di protezione (guanti, camici, mascherine eccetera), terapie intensive e antivirali. Provvedimenti che secondo la ricostruzione della Procura sarebbero dovuti scattare dopo l'alert Oms il 5 gennaio 2020 e la dichiarazione di stato d'emergenza del 31 gennaio del premier Giuseppe Conte. Che cosa si sono detti al ministero in quei giorni i pezzi grossi di viale Lungotevere Ripa 1? E cosa e perché non ha funzionato?
Mascherine, Dpi e terapie intensive sono le stesse misure scritte nella bozza del nuovo Piano pandemico 2023 di cui il Giornale ha avuto visione, nel quale si è ipotizzato (come già previsto dalle Raccomandazioni di etica clinica da noi rivelate nel marzo 2020) una «selezione» dei malati da salvare in caso di scarsità di risorse e che data il 2009 come «prima data di aggiornamento del piano pandemico». Altro che 2017. Una bozza, spuntata all'improvviso, che potrebbe aver in qualche modo messo in allarme la Procura di Bergamo guidata da Antonio Chiappani, che aveva già deciso di sentire alcuni dirigenti del ministero il prossimo 20 gennaio come persone informate sui fatti: l'attuale direttore generale Giuseppe Ruocco, il suo predecessore Claudio D'Amario (Direttore della Prevenzione nazionale a inizio epidemia) e due dirigenti coinvolti nella preparazione del piano, Francesco Maraglino e Anna Caragha, i cui nomi sono nei decreti di perquisizione. L'ipotesi è che il piano pandemico sia uguale a quello del 2006, quando al ministero sedeva Francesco Storace: «Ai miei tempi c'era, fu scritto da Donato Greco per fronteggiare l'Aviaria...».
Se fosse come ipotizzano i magistrati - che nei mesi scorsi hanno spulciato pagina per pagina le denunce presentate da Noi Denunceremo, che riunisce i famigliari delle vittime della Bergamasca - nei guai finirebbero (oltre a Speranza e agli attuali vertici del ministero) anche quel Ranieri Guerra, oggi numero due Oms e dg al tempo del ministro Beatrice Lorenzin, che della «sparizione» del report Oms è l'indiziato numero uno, dopo la denuncia ai pm dell'estensore del rapporto choc Francesco Zambon, che ha accusato Guerra di aver cercato di costringerlo a posticipare la data del piano al 2017 per farlo sembrare aggiornato.
L'assenza di un piano aggiornato durante il mandato di Guerra, dal 2014 al 2018, peraltro sarebbe confermata anche da un documento del ministero che il Giornale ha consultato, pubblicato anche dalla trasmissione Rai Report, nel quale lo stesso Guerra ormai in uscita dalla direzione Oms - e la cui immunità, peraltro, vale solo per fatti commessi da funzionario dell'organismo, non prima - raccomanda al suo successore di provvedere alla stesura di un nuovo piano.
Gli inquirenti hanno sguinzagliato le Fiamme Gialle anche in Regione Lombardia e nelle sedi della Ats di Bergamo e dall'Asst di Bergamo est per omissione in atti d'ufficio. L'obiettivo è capire chi decise, perché e su che basi la riapertura dell'ospedale di Alzano chiuso e riaperto dopo 3 ore il 23 febbraio e trasformatosi in un micidiale focolaio. Se ci fosse stato un piano, ipotizza la Procura, gli antivirali sarebbero stati pronti e disponibili. Peccato fossero in un deposito del ministero vicino a Roma in condizioni di degrado. Su Facebook Report ha annunciato altre carte «inedite» in onda il 25 gennaio. Ma lo scandalo rischia di investire anche il Comitato tecnico-scientifico e la task force del ministero della Salute.
L'esistenza di un piano avrebbe salvato delle vite? Se gli antivirali fossero stati davvero disponibili, ragionano in Procura, nel triage degli ospedali come ad
Alzano si sarebbero potuti gestire separatamente infetti e no. Ci sono più di 80mila croci che meritano una verità, non certo quella scritta nel libro (sparito) del ministro Speranza. Anche se fosse la peggiore possibile.
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