Prato, carcere a 88 anni per aver ucciso moglie malata terminale

L’anziano ha visto respingere dalla Cassazione il ricorso presentato; per lui si apriranno le porte del carcere

Prato, carcere a 88 anni per aver ucciso moglie malata terminale

PRATO. Nessuno sconto di pena per Vitangelo Bini: per l’ex vigile urbano in pensione, che nel dicembre del 2007 sparò alla moglie, Mara Tani di 82 anni, malata terminale di Alzheimer, si aprono le porte del carcere.

La Cassazione ha infatti respinto il ricorso presentato dal legale dell’anziano, confermando così la condanna a sei anni e sei mesi comminata dalla Corte di Assise di Appello di Firenze per omicidio volontario, aggravato dal rapporto di parentela.

Ora che la sentenza è diventata definitiva, Bini, nonostante l’età avanzata (88 anni compiuti a inizio maggio), dovrà trascorrere in carcere il residuo di pena che gli spetta, tolti i dieci mesi trascorsi agli arresti domiciliari ed i quattro già scontati in cella dopo l’omicidio. “La pena può essere scontata ai domiciliari dagli ultrasettantenni solo per alcuni reati, ma non per quelli più gravi come l’omicidio”, spiega l’avvocato dell’uomo, “Eravamo consapevoli che sarebbe andata a finire così e avevamo già preparato l’istanza per il differimento pena per motivi di salute, per lo meno nella forma degli arresti domiciliari”.L’istanza sarà depositata oggi in tribunale a Prato.

“Bisogna evitare che vada in carcere”, conclude il legale, “Faremo domanda anche per ottenere la grazia dal presidente della Repubblica”. Durante il processo di primo grado e quello in Appello, l’avvocato aveva insistito nel chiedere la riduzione della pena e l’attenuante dell’aver agito “per motivi di particolare valore morale o sociale”.

“Bini non uccise per egoismo ma per altruismo”, aveva spiegato il suo difensore. Per anni si era preso cura della moglie malata, non sopportava più di vederla soffrire in quel modo, ridotta come un vegetale. Voleva alleviare quel dolore diventato insopportabile. E’ stato un processo molto attuale nel quale, di fronte ai giudici, sono stati trattati temi molto dibattuti come ad esempio quello dell’eutanasia. Bini, in quel primo di dicembre del 2007, prese la pistola, la nascose in un borsone e si diresse all’ospedale di Prato, dove la moglie era ricoverata.

Aspettò di restare da solo nella stanza della donna, afferrò la pistola, le mise un cuscino sul petto e poi sparò tre colpi. In silenzio attese l’arrivo della polizia, che lo arrestò immediatamente.

A undici anni di distanza, il calvario di Vitangelo Bini non è finito: il rischio di finire in carcere è realtà.

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