Una perizia psichiatrica per la donna di Prato, accusata di atti sessuali e violenza nei confronti di un minorenne, da cui ha avuto anche un figlio, alcuni mesi fa. È quanto ha stabilito il giudice del tribunale, nel corso dei processo a carico della trentenne e del marito, che aveva mentito assicurando di essere lui il padre del neonato.
La vicenda era venuta alla luce nei primi giorni di marzo, quando il ragazzino aveva confidato ai genitori di avere una relazione con la donna che gli faceva ripetizioni di inglese. Non solo. Il minore aveva affermato anche di essere il padre del bambino avuto dall'insegnante pochi mesi prima. I genitori, allora, avevano denunciato la vicenda, facendo partie l'inchiesta della squadra mobile di Prato. Gli sms sul cellulare dell'adolescente avevano confermato i rapporti tra i due e il test del Dna aveva accertato la paternità del ragazzo. Lo scorso 27 marzo, la donna era stata condannata agli arresti domiciliari, per il rischio di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato, respingendo i ricorsi che ne chiedevano l'annullamento.
La posizione della donna è aggravata dal fatto che l'adolescente, ora 15enne, all'epoca dei fatti non aveva ancora compiuto 14 anni, secondo quanto ha raccontato il ragazzo. La donna, al contrario, sostiene che i rapporti con l'allievo fossero iniziati quando il minore aveva già compiuto 14 anni. Se venisse provato che il ragazzino avesse avuto davvero meno di 14 anni nel momento del primo rapporto sessuale, la donna verrebbe automaticamente accusata di violenza sessuale, secondo quanto prevede la legge. I legali della professoressa, però, hanno messo in dubbio l'attendibilità dell'adolescente.
Ora, sulla donna
verrà effettuata una perizia psichiatrica. L'udienza verrà aggiornata il prossimo 21 ottobre, quando l'incarico della perizia verrà affidato, secondo quanto riporta Agi, al professor Renato Arietti dell'Università di Bologna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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