Ancora non è semplice dire con esattezza quando in Italia verrà raggiunto il picco della quarta ondata di Covid. A cercare di dare una risposta è il professor Roberto Battiston che in una intervista al Corriere ha spiegato: “Quando raggiungeremo il picco è la domanda delle domande. Le variabili sono così tante da rendere impossibile una proiezione seria”. Il professore di Fisica e direttore dell'Osservatorio epidemiologico sul Covid all'Università di Trento, non smette un attimo di analizzare i dati epidemiologici in continuo arrivo.
Ancora lontani dal picco Covid
Come ha tenuto a precisare “siamo ancora lontani dal picco e questo al netto della variante Omicron che è da vedere che impatto avrà qui”. Battiston ha quindi ricordato che la seconda ondata è iniziata nell'autunno 2020 ed è poi terminata alla fine di giugno. In seguito la curva epidemiologica è risalita con l’arrivo della variante Delta e l’Rt ha raggiunto quota 1.5, ma la crescita della curva è comunque stata contenuta. Subito dopo “le scuole sono state riaperte, abbiamo ripreso la vita sociale, è arrivato il freddo e a ottobre l'Rt è passato in pochi giorni da 0,9 a 1,3. E da questo valore non siamo più scesi”. In questo caso non possiamo dare la colpa alla variante Omicron perché ancora non c’era.
E infatti Battiston ha continuato: “L'attuale ondata non risente ancora della nuova variante, è conseguenza di un tasso di contagio stabilmente sopra l'1,3 ormai da un paio di mesi, di oltre 6 milioni di persone non vaccinate e qualche evento di massa come le proteste a Trieste”. Ma per poter fare delle previsioni è ancora presto. Secondo il professore non sarà possibile azzardare un data prima di gennaio, sempre che alcuni fattori non mutino: campagna per la terza dose che procede spedita, super green pass e vaccini ai bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni. Dall’introduzione del super Green pass non ci sono stati i primi effetti evidenti e Battiston ha subito spiegato il motivo: “In questi giorni avremmo dovuto vedere un rallentamento, ma non è così. Questo non solo per l'Rt alto, ma anche perché è il periodo prefestivo: siamo nel pieno della attività. Eppoi la terza dose l'ha ricevuta solo il 25% della popolazione”.
Ecco perché non c'entra la Omicron
Perché si riesca a vedere un cambiamento degno di nota si dovrà arrivare ad almeno il 50-60% di terze dosi inoculate. Inoltre è bene sottolineare che gli effetti del vaccino ai bambini si avranno tra alcune settimane. Battiston non crede che in qualche modo c’entri Omicron, in quanto basta “guardare alle curve di contagio del Regno Unito e dell'Olanda che salgono ripide. Da noi la risalita c'è, è sostenuta, ma non risponde alla logica del raddoppio ogni due giorni”. Per il direttore in Italia la nuova variante deve ancora farsi sentire, “ma non è detto che le conseguenze saranno uguali a quelle del Regno Unito. Questo grazie al lavoro fatto, alle vaccinazioni con i prodotti migliori (a mRna), alle terze dosi, al green pass e alle mascherine” ha spiegato.
Nella giornata di ieri sono stati registrati più di 30mila casi, a fronte di un’attesa di circa 26mila. "E si potrebbe arrivare anche a 50mila se l'Rt resterà a 1,3 nelle prossime 2-4 settimane.
Ma a prescindere da Omicron, che non si sta facendo ancora sentire: questa è la fiammata della Delta” ha chiarito il professore che in ultimo ha fatto un appello a continuare con le vaccinazioni, perché è proprio grazie ai vaccini che le strutture ospedaliere italiane riescono a reggere nonostante i tanti positivi. Ma, ha avvertito Battiston, “con un Rt elevato per troppe settimane anche gli ospedali andranno in affanno”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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