“L’aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo”. A quarant’anni dall’approvazione della legge 194 è bastato un cartellone dai toni forti e controcorrente a scatenare l’indignazione delle femministe e del sindaco di Roma, Virginia Raggi, che già lo scorso aprile era dovuta correre ai ripari per rimuovere tempestivamente il maxi cartellone anti-aborto affisso dall’associazione Pro Vita.
Cartelloni della discordia, la versione dei pro-life
“Abbiamo accostato il tema dell’aborto a quello del femminicidio perché in questi anni in Asia e in Est Europa sono stati effettuati circa 100 milioni aborti selettivi, solo perché il feto era una bambina”, spiega Filippo Savarese, direttore in Italia delle campagne di CitizenGo, tra gli ideatori del “cartellone della discordia”. “La nostra campagna e i nostri manifesti hanno sempre fatto scalpore in tutto il mondo e crediamo che il pensiero femminista che ha coniato il termine femminicidio dovrebbe denunciare anche l’aborto come femminicidio”, aggiunge Savarese che, con le sue campagne, vuole “spezzare la cortina di silenzio attorno ad un tema che sembra essere diventato intoccabile”.
A poche ore dall’affissione di quei manifesti, infatti, denuncia Savarese, “sui social è partita una campagna violenta e denigratoria nei nostri confronti”. “Siamo stati minacciati di morte e al sindaco Raggi è stato chiesto di rimuovere il nostro manifesto perché evidentemente non era affine al pensiero unico”, attacca. “Le femministe – aggiunge - come era successo già alcune settimane fa con il manifesto di Pro Vita, si sono appellate all’articolo 12 del regolamento sulle affissioni che dice che non possono essere esposti messaggi ritenuti lesivi dei diritti civili e delle libertà personali. Ma noi crediamo che questa sia una norma totalmente contraria alla Costituzione e lesiva della libertà di espressione, visto che può essere interpretata dall’amministrazione politica di turno in modo del tutto arbitrario”. Vi sarebbe inoltre un problema burocratico: il Comune di Roma ha diffidato l’agenzia che ha in concessione gli spazi per le affissioni dal proseguire a pubblicizzare quei manifesti pena il ritiro della concessione.
Monsignor Negri contro la Raggi
“Una censura in piena regola” secondo monsignor Luigi Negri, arcivescovo emerito della diocesi di Ferrara-Comacchio che, in occasione della Marcia per la Vita, che si è svolta sabato scorso a Roma, ha avuto parole molto dure contro la Raggi: “Comportandosi in questo modo il sindaco di Roma ha dimostrato che è totalmente inadeguata per il compito che assume”. “Oggi come oggi non è possibile a nessuno ridurre la libertà di espressione, soprattutto quando è esercitata per affermare dei valori e non contro qualcuno”, ha aggiunto il prelato.
Le reazioni politiche
Una polemica, questa, che avrà dei risvolti politici anche sul nuovo governo sebbene il capogruppo della Lega, Giancarlo Giorgetti, abbia smentito che l’esecutivo che nascerà tra qualche giorno si occuperà di aborto o di temi etici. Anche perché su questi argomenti le posizioni di Lega e Cinque Stelle sono agli antipodi. E dal Carroccio non ne fanno mistero. “Il governo farà quello che c’è scritto nel contratto, né più né meno. Alcuni temi che erano e sono divisivi con il Movimento Cinque Stelle – spiega Giorgetti - sono stati evitati e purtroppo questo è uno di quelli”.
“Non bisogna nascondersi dietro a un dito”, si difende il braccio destro di Matteo Salvini. Non è dello stesso avviso però la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni che attacca: “Sul contratto di governo non c’è una parola sui cosiddetti valori non negoziabili e questa non è una buona notizia”.
“I provvedimenti varati da Raggi e Appendino, come la trascrizione all’anagrafe comunale dei figli nati attraverso la pratica dell’utero in affitto, non erano scritti nel loro programma, ma le hanno fatte lo stesso”, accusa la presidente di Fratelli d’Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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