Così i carabinieri controllano il Paese

Nella Capitale deserta, dopo le restrizioni prese dal governo per arrestare la corsa del virus che sta mettendo in ginocchio l'Italia, i carabinieri eseguono controlli a tappeto

Così i carabinieri controllano il Paese

Piazza Venezia, a Roma, è semideserta. Il vento fa danzare le bandiere tricolore sull’Altare della Patria. Ora si contano i gradini della scalinata. Risaltano i dettagli di uno dei simboli patri italiani. La Capitale del Paese più colpito dal Coronavirus, oggi sembra il teatro che narra la storia d’Italia senza i suoi attori. Un teatro con il sipario chiuso. Protagonisti e comparse dietro le quinte. Ad attendere trepidanti di tornare in scena. Neanche i lavori stradali per la linea c della metropolitana, adesso, sono d’intralcio al traffico. Al centro della piazza due pattuglia dei carabinieri bloccano a intermittenza le vetture di passaggio. I controlli anti-Covid19 sono serrati. 24 ore su 24. Per non stare a casa la motivazione deve essere valida. Pena sanzione o, addirittura, la denuncia immediata. “Tutto il traffico veicolare viene spostato verso il militare selettore e noi andiamo a controllare tutte le persone che passano", ci spiega il Maggiore Fabio Valletta, comandante dei carabinieri della Compagnia di Roma Centro.

Il ritmo delle auto ha l’impressione di essere rallentato. Stanco. Pensieroso. Disegno perfetto dello stato d’animo di chi è costretto a uscire, con le paura nel cuore e la speranza di tornare a viaggiare senza sentirsi estraneo nel proprio Paese. Spaesato. Come se il vuoto delle strade le rendesse diverse, quasi sconosciute. Si è confusi. Convinti di volerci adattare all’idea di dover dimenticare la propria libertà, ma incapaci di realizzare che è tutto vero. La prima auto si ferma al segno della paletta degli uomini in divisa. Al volante una donna. Sola. I militari iniziano a fare i controlli. “Non avevo il nuovo modulo di autocertificazione, ho consegnato quello vecchio e lì, avevo dichiarato i miei spostamenti per motivi di lavoro", ci racconta la signora abbassando la mascherina. I nuovi moduli sono entrati in vigore da poche ore. Stare al passo con le regole è diventato più difficile che mai. Nel regno della burocrazia, neanche chi è cresciuto a pane e fogli da compilare oggi, riesce più a mettersi in pari. “Forniamo noi dei nuovi moduli da compilare nel caso in cui, il conducente ne fosse momentaneamente sprovvisto e non è prevista una sanzione, al momento”. Sospiro di sollievo. La signora può tornare a casa da lavoro.

I carabinieri indossano mascherina e guanti monouso. “Stiamo facendo uno sforzo logistico anche per equipaggiare i nostri uomini in maniera particolare laddove vi siano interventi in cui si rischia di ridurre la distanza sociale a meno di un metro”, siega Valletta. È questa la prima regola da rispettare. Tutti distanti. Di almeno un metro. Anche marito e moglie. Anche i coinquilini. Fuori dalle mura della propria casa dobbiamo rispettare la norma imposta dal governo. Ci si saluta da lontano. Con cenni del capo, movimenti delle braccia. I sorrisi sono sempre di meno e l’abbraccio di conforto non era mai riuscito a dimostrare la sua potenza come in questo momento. Si esce da soli per evitare il rischio di assembramenti e con lo scooter in due non si è in regola. Scatta la denuncia. La signora davanti a noi, scende dalla moto del marito. Si arrabbia. “Mi stava accompagnando a lavoro”, spiega ai militari. Ma purtroppo non è concesso.

Dopo il centro storico il nostro viaggio alla scoperta della Capitale controllata prosegue in un’altra zona a rischio infrazioni. Villa Borghese. Chiusi i parchi e le aree verdi in tutta la città, salvo le zone in cui non vi è la possibilità di transennare l’intero perimetro. “In questo caso facciamo dei pattugliamenti dinamici per controllare le persone che eventualmente vi possano accedere", spiega il Maggiore. Magari per una passeggiata che, nel rispetto del nuovo decreto, è permessa solo nei pressi della propria abitazione. O magari per fare jogging. Le restrizioni arrivano anche per loro, gli amanti del fitness, finiti al centro delle proteste nelle ultime settimane. “Si può fare attività fisica esclusivamente in prossimità della propria abitazione e rispettando la distanza di sicurezza. Accertandosi di non creare assembramenti che aumentino i rischi di contagio”, continua il comandante.

Quando entriamo nell’area verde più famosa di Roma è difficile scovare, tra le aiuole, qualche furbetto in passeggiata. Le pattuglie dei carabinieri ispezionano ogni singola zona e dove non arrivano gli uomini, dal basso ora, ci pensa il drone. “In aree come questa è molto complicato riuscire a censire tutte le persone che sono all'interno del parco. Stiamo sviluppando una serie di controlli più sofisticati. Sono iniziati dei servizi specifici con l’utilizzo di droni che, in collegamento con delle pattuglie che sono all’interno del parco, individuano dall’alto eventuali soggetti e lo comunicano via radio alla pattuglia che poi procederà al controllo sul posto”, ci spiegano i carabinieri.

Uomini in

prima linea che, ogni giorno, si trovano a dover combattere con i rischi di contagio del virus che sta mettendo in ginocchio l’intero pianeta. Un nemico, che non risparmia nessuno. Neanche i carabinieri.

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