Faceva i capricci perchè quel giorno non voleva andare a scuola e la madre, per punizione, l'aveva rasata a zero. E' stata condannata a 40 giorni di reclusione (pena sospesa) con l'accusa di abuso di mezzi di corruzione la madre, L.M., una romena di 37 anni residente a Belluno.
La donna si è sempre difesa sostenendo, durante il processo, che lo avrebbe fatto per i pidocchi ma è stata smentita da un'intercettazione ad una telefonata fatta alla maestra della scuola. "Fa i capricci e non vuole venire a scuola: ho dovuto tagliarle i capelli..."
La bimba, in lacrime, aveva raccontato quello choc anche al padre al telefono. "Piangendo - ha detto l’uomo nel processo, in cui inizialmente si era costituito parte civile - mi ha spiegato che era stata sottoposta al taglio dei capelli. L’ho vista il giorno dopo scoprendo che le erano stati rasati a zero, con la macchinetta. Mi ha raccontato che la mamma glieli aveva tagliati per punirla perchè quella mattina non voleva andare a scuola. Così, dopo averla rasata, la lasciò a casa insieme alla babysitter".
La sensibilità della maestra
Come riporta Ilgazzettino.it, i fatti sono avvenuti nel periodo tra marzo ed aprile 2017. Nel momento del suo rientro in classe la maestra, per non far sentire in imbarazzo la piccola senza capelli, aveva regalato una bandana a tutte le alunne femmine. Tutte le bimbe, assieme alla sfortunata protagonista, la indossarono fino a quando i capelli della piccola non furono ricresciuti. Quella classe venne soprannominata “la classe delle bandane”.
Tutto questo è stato ricordato, nella giornata di ieri durante la requisitoria, dal pm Sandra Rossi che ha chiesto la condanna della donna sottolineando tutte le prove raccolte con le testimonianze, compresa quella della maestra. Ha concluso dicendo: "Condannatela a 3 mesi".
La difesa della madre
Ma la mamma della piccola non ci sta. "Giravano i pidocchi, li aveva appena presi e per questo le ho tagliato i capelli", aveva detto in aula, difendensosi dall'accusa. La sua versione è stata confermata anche dalla babysitter con cui la bambina era rimasta a casa quel giorno.
La bambinaia era stata chiamata come teste dalla difesa e su questo si è basato, in tutto il processo, anche l’avvocato Francesco De Bona (difensore della madre) che ha puntato sull’assoluzione.Alla fine, però, è arrivata la sentenza di condanna del giudice Cristina Cittolin: i motivi si consoceranno nei prossimi mesi.
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