La Corte europe dei diritti umani di Strasburgo ha stabilito che, in merito alla vicenda di Punta Perotti, che l'autorità italiana ha violato il diritto alla proprietà privata.
Secondo i giudici europei, l'Italia non avrebbe potuto confiscare, per costruzione abusiva, il terreni di Punta Perotti a Bari, senza una condanna dei responsabili, dato che non è possibile essere puniti per la responsabilità penale di altri. La società, infatti, aveva subito una confisca senza che prima le fosse stato formalizzato alcun addebito per l'illecito sviluppo edilizio. La sentenza riguarda, oltre a Punta Perotti, anche Golfo Aranci (Olbia), Testa di Cane e Fiumarella di Pellaro (Reggio Calabria).
La vicenda di Punta Perotti era iniziata nel 1995, quando l'edificio era stato costruito. Due anni dopo fu eseguito il sequestro e nel 2001 la Cassazione stabilì l'assoluzione degli imputati, ma la confisca del terreno. Nel 2006, il complesso edilizio fu demolito, in tre fasi, e al suo posto sorse un parco, che dal 2010 è tornato a disposizione delle imprese.
Ma contro la sentenza della Cassazione, la società edilizia aveva fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, che nel 2012 aveva condannato lo Stato italiano a risarcire con 49 milioni di euro, le aziende che avevano realizzato la costruzione. Lo Stato, dopo aver subito la condanna della Corte di Strasburgo, aveva fatto ricadere l'onere del risarcimento sul Comune, presentando una nota, con la quale comunicava la cifra da saldare, consentendo al Comune di Bari il pagamento a rate. La giunta, però, aveva fatto ricorso, facendo causa all Stato.
Così, la Corte di Strasburgo, ha ribadito
nuovamente, in una sentenza non appellabile, la condanna dell'autorità italiana, per mancata osservanza del diritto di proprietà privata. Sarà compito della Corte valutare anche l'entità degli indennizzi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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