Quei politici inesperti che fanno rimpiangere la casta

Nei vecchi partiti si faceva carriera dal basso. L'importanza della formazione

Quei politici inesperti che fanno rimpiangere la casta

Per molto tempo ce la siamo presa con la nostra classe politica, perché c'erano stati episodi di corruzione, arricchimenti impropri, caccia alle poltrone milionarie e molta inefficienza. Alla fine l'abbiamo chiamata spregiativamente la casta e sono sorte qua e là nel Paese delle forti spinte al cambiamento.

In alcuni casi veri e propri movimenti collettivi come la Lega e Forza Italia, con un capo carismatico che prometteva il rinnovamento e la moralizzazione radicale. Ma, ben presto, alcuni difetti del vecchio sistema hanno fatto la loro comparsa nel nuovo assetto ed è esploso un nuovo movimento di moralizzazione radicale sotto la guida di Grillo con l'ideologia di Rousseau, secondo cui l'uomo è buono per natura e viene corrotto dai politici e dai potenti.

Il Movimento Cinque stelle ha portato in Parlamento una massa di giovani senza tradizione politica e, quindi, onesta e incorrotta, ma purtroppo anche ideologizzata e inesperta. Qualcosa di simile e avvenuto del Pd, dove il rottamatore Renzi ha portato al potere una élite giovane, volonterosa ma impreparata per un mondo globalizzato. Il risultato è che abbiamo rinnovato la casta, ma senza arricchirla di nuove competenze e di esperienza.

Non siamo i soli. In Francia, per rinnovarsi, hanno eletto presidente Macron, un giovane senza passato e senza partito di cui tutti incominciano a dubitare. Gli americani hanno mandato al potere lo sprovveduto Trump, di cui poi sono malcontenti. E molti incominciano a rimpiangere i vecchi partiti in cui uno faceva carriera partendo dal basso, dimostrando di saper governare come assessore, sindaco in piccoli comuni o nel partito. In sostanza ripetendo il cursus honorum dell'antica Roma per cui diventavi console o tribuno ma dopo una lunga esperienza. Il vantaggio di una tale esperienza l'abbiamo constatato con Minniti.

È stato un peccato che Berlusconi non abbia costituito subito un forte partito con una sua scuola e formato i suoi successori.

Da Gaulle l'ha fatto e ha assicurato anche una successione con Georges Pompidou e Jacques Chirac. E fa perciò bene oggi Berlusconi a formare un gruppo dirigente in cui ci sono tanto persone di grande esperienza, come lui stesso e Tajani, e giovani energici, come Salvini e la Meloni.

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