Quelle "pressioni" su Cairo per porre un freno a Travaglio

Voci di corridoio parlano di pressioni relative alle ospitate di Travaglio su La7. La ragione? I continui attacchi al premier Mario Draghi

Quelle "pressioni" su Cairo per porre un freno a Travaglio

Si sussurra che molti inserzionisti de La7 avrebbero chiesto ad Urbano Cairo di limitare la presenza di Marco Travaglio e dei suoi in televisione o comunque di ammorbidire la linea. La ragione della presunta richiesta verterebbe sui continui attacchi mossi dal direttore torinese al premier Mario Draghi ed al suo governo. Sono quelle voci che rischiano di divenire dimostrabili, semmai, grazie al tempo, osservando quello che accade sui palinsensti televisivi e magari pure su Il Fatto Quotidiano.

Certo è che l'attenzione del giornale diretto da Travaglio, in questa fase, sembra riservata soprattutto a questioni che non riguardano in via diretta il premier. Insomma, i tempi delle boutade contro Mario Draghi, che da Travaglio è stato persino definito "figlio di papà", sono passati.

E il governo viene incalzato, più che altro, per questioni riguardanti partiti o esponenti. Soggetti politici che al limite fanno parte dell'esecutivo. Com'è successo oggi, quando qualche accento è stato riservato alle vacanze di Luciano Nobili d'Italia Viva. L'onorevole ha "la colpa" di aver visitato per la prima volta un'isola, cioè Formentera, di cui Travaglio, per Nobili, sarebbe un "habituè", così come si legge su Twitter. Oppure, come accade ormai da giorni con i pezzi sul caso del sottosegretario leghista Claudio Durigon. Draghiani attaccabili, dunque, ma non più Draghi. Una casualità, di sicuro, che tuttavia suggerisce come possa essere in atto una sorta di riposizionamento generale.

Qualche giorno fa, peraltro, il direttore de Il Fatto ha voluto commentare una lettera che un lettore ha inoltrato al giornale che Travaglio dirige. Una missiva proprio a tema La7: "Come mai nella trasmissione In onda su La7 di Parenzo e De Gregorio, non vengono invitati i giornalisti del Fatto?", si leggeva sull'edizione di ieri. Considerazioni a cui il giornalsta torinese ha deciso di replicare così: "Non faccio processi alle intenzioni, ma azzardo un'ipotesi: se De Gregorio e Parenzo si sono impegnati allo spasimo per perdere ascolti, ci sono perfettamente riusciti". I giornalisti de Il Fatto, guarda caso, da presenzialisti fissi a presenze limitate. Se lo domanda un lettore e Travaglio risponde. Se non è un indizio di una frizione, cos'è?

Comunque la

buona notizia, per così dire, è che forse non ascolteremo più insulti al premier Draghi. Quel "non capisce un cazzo" riservato al presidente del Consiglio potrebbe presto finire negli archivi delle rarità.

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