La Raggi sfratta le femministe

Proseguono gli sfratti a Cinquestelle, nel mirino dell'amministrazione grillina c'è anche la Casa internazionale delle donne di via delle Lungara

La Raggi sfratta le femministe

Nella Capitale proseguono gli sfratti a Cinquestelle. Dopo i sigilli all’ex sede del Movimento Sociale di via delle Terme di Traiano, la Raggi ci rifà. Nel mirino dell’amministrazione capitolina, stavolta, è finita la Casa internazionale delle donne di via della Lungara. Un’esperienza trentennale, guidata dal Movimento Femminista Romano che, nel 1987, occupa una porzione del complesso monumentale del “Buon Pastore” di Trastevere, ex reclusorio femminile, rivendicandone la destinazione a finalità sociali.

Inizia da allora una lunga trattativa con l’amministrazione comunale che, nel 1992, approva il progetto elencandolo tra le opere di Roma Capitale. In quegli anni l’associazione ristruttura a sue spese l’immobile e inizia anche a pagare l’affitto al Comune, pur non riuscendo a saldare un debito pregresso di circa 150mila euro. Oggi, al suo interno lavorano una decina di dipendenti, c’è un centro congressi, una foresteria e persino un ristorante. Ma soprattutto servizi di assistenza legale, psicologica, medica e consulenza lavorativa. Così la Casa internazionale delle Donne diventa “quell’organismo autonomo preposto a valorizzare la politica delle donne, offrire servizi e consulenze”.

Nel 2013 si apre il dialogo con l’amministrazione Marino che sembra orientata alla cancellazione degli arretrati in cambio di servizi gratuiti per le fasce deboli. Ma l’iter s’interrompe bruscamente con l’avvento della Raggi e, dopo mesi di blackout, arriva la doccia fredda. Assieme alla lettera di sfratto recapitata questo lunedì mattina. Per evitare il peggio, le associazioni che operano a via della Lungara dovranno saldare il loro debito con il Comune di Roma entro 30 giorni.

Una vicenda molto simile a quella capitata in via delle Terme di Traiano, altra occupazione storica di Roma, anch’essa in trattativa con il Comune per ottenere una regolarizzazione. Non solo. Seppur animati da orientamenti ideologici diversi, entrambi i presidi nel corso di questi anni sono diventati un punto di riferimento per i romani.

Luoghi d’incontro, d’ascolto, di scambio e cultura. Resta l’incognita del perché l’amministrazione grillina abbia deciso di usare il pugno di ferro nei confronti di realtà ben integrate con il tessuto sociale, trascurando invece d’intervenire laddove le occupazioni sono sinonimo di racket, illegalità, degrado e insicurezza per i residenti.

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