Ancora una volta un libro per bambini è finito nel mirino del politically correct per alcune frasi presenti al suo interno, che sarebbero veicolo di bullismo e razzismo per i più piccoli. Stavolta a puntare il dito, rigorosamente sui social dove è facile scatenare l'indignazione del politicamente corretto, è stata una docente e ricercatrice dell'università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il post è diventato rapidamente virale dando il via a una serie di commenti contro il volume, che ha ripreso il testo da una novella per bambini sulla quale, però, nessuno ha posto l'accento.
Tutto nasce dalla segnalazione di Ilaria Maria Sala, che ha mostrato il fattaccio a Lala Hu, insegnante presso una delle più prestigiose università di Milano. Appurato il tutto, Lala Hu ha riversato la sua indignazione su Twitter, dove vanta un discreto seguito di follower: "'Non si offende quando la prendiamo in giro' che ne sa @GiuntiEditore del trauma dei bambini quando vengono bullizzati? A parte gli stereotipi sui bambini di origine cinese come esser bravi in matematica, 'glazie, plego' e 'facciamo plesto'? E comunque non si chiamerebbe Lee".
“Non si offende quando la prendiamo in giro”
— Lala Hu (@LalaHu9) March 31, 2021
che ne sa @GiuntiEditore del trauma dei bambini quando vengono bullizzati?
A parte gli stereotipi sui bambini di origine cinese come esser bravi in matematica, “glazie, plego” e “facciamo plesto”?
E comunque non si chiamerebbe Lee. pic.twitter.com/hNPkWiQf5Y
Dopo il primo post, e dopo aver ringraziato per la segnalazione, visto il successo del suo tweet, nel pomeriggio Lala Hu ha aggiunto: "Non è la prima volta che i testi di didattica per bambini rappresentano una mentalità retrograda, talvolta sessista e razzista. Una causa può essere l’assenza di diversity nel settore editoria. Con questo tipo di narrazione, continueremo a vivere di pregiudizi e discriminazione". Ha risposto a numerosi commenti scaturiti dal suo tweet e in una delle repliche lasciate a un commento ironico, ha puntualizzato: "Se ci si informasse, si imparerebbe che la trascrizione fonetica di nomi e parole per la Cina continentale è stata modificata durante il secolo scorso, quindi il nome della bambina di questo brano dovrebbe essere Li al posto di Lee".
Alla dottoressa Lala Hu, però, tramite il Corriere della sera ha replicato Stefano Cassanelli, editore del libro incriminato: "Sono esterrefatto. Ammetto che nel testo ci possano essere stereotipi sulla cultura orientale, ma a quel punto i rilievi andrebbero fatti all'autrice del libro, che è Paola Reggiani, che ha scritto 'Duccio e il mostro della musica telepatica', edito da Feltrinelli nel 2013, come noi riportiamo correttamente alla fine del brano". L'editore, quindi, spiega che "il testo è stato inserito nel volume Leggermente in quanto è il diario di un bambino, e il nostro intento era proporre delle attività sul diario, appunto: estrapoliamo brani di letteratura che possano aiutarci a far comprendere i concetti relativamente ai generi letterari presentati".
Stefano Cassanelli, quindi, non ci sta che un suo libro venga marchiato: "Ora che qualcuno, decontestualizzando completamente una frase dal resto del brano possa accusarci di fare apologia del bullismo, o di non avere empatia per i bambini bullizzati, come fa la professoressa, per me è inaccettabile e offensivo". Già in passato, per altro, i volumi Giunti sono stati messi sotto accusa: "Quando ci sono stati casi di testi effettivamente vecchi e discutibili, o quando ci sono stati errori, siamo stati i primi ad ammettere le nostre responsabilità e a intervenire.
Ma in questo caso faccio fatica a trovare il problema". Infatti, come spiega Cassanelli, "il testo parla di un bambino che è innamorato della bambina cinese, e la racconta con leggerezza da bambino".
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