Ritira il figlio da scuola per giocare a Fortnite: "L'ho allevato per questo"

Una storia che arriva dagli Stati Uniti, dove un padre ha deciso di programmare la vita del figlio sedicenne con l'unico obiettivo di vincere premi nei tornei del videogame più famoso al mondo

Ritira il figlio da scuola per giocare a Fortnite: "L'ho allevato per questo"

Il padre migliore del mondo o uno sfruttatore? È la domanda che sorge spontanea leggendo la storia dell'americano David Herzog e suo figlio Jordan di 16 anni, ritirato dal padre dalla scuola per diventare campione di Fortnite, il gioco più famoso del momento.

Sulle colonne del Boston Globe, David racconta come abbia spinto il figlio ad abbandonare il liceo per dedicare l'intera vita ai videogiochi e fare di quello che dovrebbe essere uno svago un vero e proprio lavoro. "L'ho allevato per questo" ha confidato il 49enne statunitense, con l'obiettivo di far raggiungere a Jordan "fama, prestigio e un conto da un milione di dollari".

David ha scritto per il figlio un programma intensivo di allenamento e ha pianificato per lui le giornate intere, eliminando tutto ciò che potrebbe distrarlo dallo schermo: niente relazioni sociali, niente vacanze, il padre si è persino opposto alla possibilità che Jordan giocasse una volta tanto a tennis con la madre biologica. "Non permetterò una cosa simile", ha dichiarato, "magari dopo il World Cup di Fortnite, ma per il momento non se ne parla. Potrebbe cadere, farsi male o infortunarsi al polso".

L'agenda quotidiana prevede dalle otto alle quattordici ore di allenamento a Fortnite, ma non prima di aver terminato i compiti su una piattaforma online che permette all'adolescente di autogestire la propria istruzione dalla stessa postazione nella quale trascorre quasi la totalità del tempo.

Fino ad ora la dedizione del ragazzo ha fruttato una cifra vicina ai 60mila dollari. "Sono stato per anni uno dei migliori venditori al mondo su eBay", ha raccontato David, spiegando i motivi che l'hanno portato a incentrare la vita del figlio su questo videogioco. "Ho predetto l'ascesa degli eSports prima di chiunque altro e messo un controller nelle mani di mio figlio all'età di tre anni".

Gli eSports rappresentano quel settore del mercato di competizioni di videogiochi a livello professionistico, di cui appunto fa parte Fortnite, un cosidetto "battle royal", cioè un tutti contro tutti all'ultimo sangue online, che solo nel 2018 ha fruttato alla casa di produzione circa 3 miliardi di dollari, con una platea intorno ai 200milioni di giocatori in tutto il mondo.

A soli 12 anni, Jordan ha vinto il suo primo torneo a Boston, portando a casa un premio da 2mila dollari. Da quel momento suo padre ha visto per lui un futuro luminoso. Della cifra guadagnata fino ad adesso parte è stata investita nella sua nuova attività (un'azienda che produce merchandising e abbigliamento a tema videoludico) regalando al figlio una Maserati con tanto di targa personalizzata, che Jordan potrà guidare una volta ottenuta la patente.

E a chi lo biasima di aver strappato il figlio a una vita normale lui risponde: "Se avessi fatto una cosa del genere per supportare altri interessi, come il pianoforte, il tennis o la recitazione, tutti avrebbero lodato la mia scelta, ma trattandosi di videogiochi, la mia decisione viene vista come un abuso su un ragazzo".

E alla scuola che chiedeva spiegazioni, ha inviato la foto dell'assegno che Jordan avrebbe ricevuto dopo le qualificazioni al torneo Fortnite World Cup, competizione con un montepremi totale da 30 milioni di dollari.

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