Settantasette furti di auto, consumati o tentati, in un anno. Un giro d’affari mensile stimato in 300mila euro. Una ricchezza derivante dalla vendita delle vetture rubate (o dei loro componenti) tra Napoli e i comuni della sua provincia: 3 o 4 ogni notte. Un’organizzazione criminale specializzata in furti, ricettazione e riciclaggio di auto, con una struttura complessa e ben definita, che è stata sgominata dai carabinieri della compagnia Napoli Centro. Questa mattina i militari dell’Arma hanno eseguito nei confronti di 15 soggetti un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura. Tra gli indagati 11 sono finiti in carcere, 4 agli arresti domiciliari. I reati contestati sono associazione per delinquere, furto aggravato, riciclaggio, ricettazione.
Le indagini, iniziate nel 2015, ha permesso di comprendere com’era strutturata l’impresa criminale e in quante fasi era articolata. C’era un primo gruppo che si occupava dei furti. A capo vi erano 4 soggetti. Era operativo quasi tutte le notti ed operava con la copertura di due o tre individui che facevano da “palo”. Secondo quanto hanno ricostruito gli investigatori, gli addetti ai furti dei veicoli partivano dalla base logistica, a Capodichino, e quando individuavano le autovetture che corrispondevano alle ordinazioni dei vertici del sodalizio entravano in azione. Dopo aver forzato la portiera e installato delle centraline manomesse avviavano il motore. Tre le donne che facevano parte di questo gruppo, che era composto da due “batterie” di ladri. Nel corso dell’attività investigativa, 16 sono state le persone arrestate in flagranza di reato dai carabinieri, 29 i veicoli che sono stati restituiti ai proprietari e tanti i materiali utilizzati per lo scasso e la manomissione delle centraline elettroniche. Se il furto, invece, andava a buon fine, si passava alla fase successiva.
Le macchine rubate venivano occultate nel rione Berlingieri di Secondigliano o nel rione Amicizia, per strada. Lì qualcuno si occupava di privarle dell’eventuale sistema gps e, dopo poche ore, venivano recuperate da altri appartenenti al sodalizio che erano addetti al loro spostamento. Una parte di esse veniva direttamente immesse nel “mercato nero”: ai ricettatori venivano smerciate le componenti meccaniche e delle carrozzeria. L’altra, invece, doveva passare sotto le mani di alcuni tecnici che in un’area del quartiere Ponticelli si occupavano della ripunzonatura del telaio e del motore: vi applicavano numeri seriali di auto immatricolate all'estero, principalmente in Francia, Germania e Spagna. In sostanza le "clonavano" utilizzando documenti esteri acquisiti in modo illegale. Per poterle rivendere, però, le intestavano prima a soggetti compiacenti con atti di vendita contraffatti: un indagato risultava intestatario di più di dieci auto. Quando tutto risultava apparentemente in regola, si preoccupavano poi di piazzare le auto sul mercato, anche pubblicando annunci su internet.
I prezzi erano quelli mediamente proposti nel settore, per vetture immatricolate all’estero. Per questo lavoro “sporco” gli autori dei furti guadagnavano 300 euro a macchina, 500 euro invece venivano versati agli addetti alla ri-punzonature, 100-200 euro a chi acquisiva le copie dei documenti esteri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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