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Quella foto del 2017 che svela il legame tra i trafficanti e l'Ong

Quattro anni fa uno dei membri del pericoloso clan dei Dabbashi, tra i più coinvolti nella gestione del traffico di esseri umani in Libia, è stato fotografato mentre si avvicinava alla Vos Hestia, nave usata dall'Ong Save The Children

Quella foto del 2017 che svela il legame tra i trafficanti e l'Ong

Tra i dettagli emersi sull'inchiesta della Procura di Trapani sul comportamento di alcune Ong, è spuntato un nome di primo piano: si tratta di Soleima Dabbashi. Come si ricorderà, lo scorso 3 marzo sono stati inviati gli avvisi di conclusione delle indagini a 24 soggetti, tra cui anche le Ong Save The Children e Medici Senza Frontiere.

Il cognome Dabbashi è di quelli in grado di richiamare alcuni dei più tragici episodi in Libia. Si tratta infatti di una famiglia che per anni ha dettato legge nella cittadina costiera di Sabratha. E in quelle zone avere il potere vuol dire anche, se non soprattutto, gestire con pugno di ferro il traffico di esseri umani. Un macabro business redditizio, il cui sfruttamento dona anche predominanti posizioni economiche e politiche. Specialmente in un contesto, come quello libico, dove dalla fine di Gheddafi mancano vere istituzioni statali.

C'è una foto, in particolare, che ha attratto l'attenzione degli inquirenti di Trapani. È stata scattata il 26 giugno 2017 da un poliziotto sotto copertura a bordo della Von Hestia, la nave usata dall'Ong Save The Children.

Nell'immagine si notano tre persone a bordo di un gommone in avvicinamento alla Von Hestia. Secondo gli inquirenti, i tre hanno comunicato all'equipaggio l'arrivo di barconi carichi di migranti. Così come possibile leggere dalle carte della procura di Trapani, quello stesso giorno in effetti la Von Hestia ha caricato 1.066 persone a bordo.

Tra i tre che si sono avvicinati alla nave usata dall'Ong, vi era per l'appunto anche il rappresentante del clan Dabbashi. Una circostanza che coincide con le ricostruzioni di quel preciso periodo storico: la pressione migratoria dalla Libia era molto forte, tra il 2016 e il 2017 sono arrivati in Italia quasi 300mila migranti. Lungo le coste della Tripolitania e in mare, a coordinare l'organizzazione dei flussi erano i membri dei più potenti clan libici. Tra cui per l'appunto quello dei Dabbashi.

Il riconoscimento di un membro di questa famiglia tra le persone fotografate dal poliziotto sotto copertura, è un elemento molto importante. Ieri ne ha parlato Repubblica, ma in realtà questa situazione era nota già da quattro anni. In un reportage di Fausto Biloslavo pubblicato nel settembre del 2017 su Panorama si faceva riferimento proprio alla foto del gommone dove a bordo c'erano anche rappresentanti dei Dabbashi.

A riconoscere gli esponenti del potente clan di Sabratha, come ha precisato lo stesso Biloslavo, è stata a suo tempo una fonte libica che ha voluto rimanere anonima. L'immagine è in bianco e nero e un po' sfocata, ma è bastata a far riconoscere i tratti somatici di almeno uno dei membri dei Dabbashi.

Dunque già da tempo il coinvolgimento del clan in questa indagine era ben noto. Le inchieste ora dovranno andare avanti. La Procura di Trapani vorrà vederci chiaro sui rapporti tra alcuni dei più pericolosi trafficanti e le Ong. E soprattutto sul perché queste ultime non hanno denunciato la presenza in mare di personaggi affiliati al business di esseri umani.

Marco Amato, comandante della Vos Hestia, in un'intercettazione ha dichiarato a uno dei membri dell'equipaggio che a bordo lui ha un preciso ruolo “e non è quello di fare la spia o l'investigatore”. Save The Children dal canto suo si è difesa nei giorni scorsi dichiarando che il comandante non era attivista dell'Ong. L'impressione è che la vicenda investigativa e processuale è destinata a durare a lungo.

Per la cronaca, oggi la famiglia Dabbashi a Sabratha è ancora potente.

Dopo la riconquista delle forze di Tripoli della città, avvenuta ad aprile ai danni dell'esercito di Haftar, Ahmed al Dabbashi (capoclan, soprannominato “Al Ammu”, ossia “Lo zio”) è stato rivisto tra le vie del centro. Pronto, ancora una volta, a mettere le mani sul traffico di esseri umani.

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