Quella di Saronno rischia di diventare la storia di cronaca nera del decennio. Forse di più. Non sappiamo ancora quanti siano i morti: ieri le cartelle cliniche esaminate erano 50 ma l'idea è che la scia di macabra violenza sia stata lunghissima. Non c'entra con le altre storie di infermiere killer o di medici killer, questa tragedia. Le altre erano vicende personali: follie, degenerazioni, ossessioni, cinismo e violenza di una persona che uccideva, a volte pensando addirittura di fare il bene dei pazienti. Qui c'è un tessuto più ampio, la condivisione di una strategia, l'immersione totale nella cultura della morte. Un uomo, una donna, un amore malato e gli omicidi pensati e realizzati come atto di soddisfazione proprio di quell'amore malato. Il folle disegno non sembrava avere limiti, tanto da arrivare a coinvolgere persino i bambini, o come vittime, o come complici.
E poi c'è il resto. C'è una tragicommedia all'italiana. Di più, c'è l'Italia con le sue degenerazioni: colleghi che sospettavano o addirittura sapevano ma che si giravano dall'altra parte, ricercatori a termine che per paura di non vedersi rinnovati i contratti tacevano, superiori che non controllavano. C'è la banalità della vita di provincia che si fa noir d'accatto, c'è l'amore degenere, il possesso, la gelosia, c'è il senso perverso di famiglia in cui l'omicidio diventa argomento di conversazione. È lo spaccato di una società che ora si ritrova un po' smarrita di fronte a un caso così enorme che però è avvenuto praticamente alla luce del sole. Il che non significa per niente che siamo tutti così o che siamo dei complici silenziosi. Anzi. Però significa che le menti malate e in grado di pensare e poi realizzare disegni come questo possono essere incredibilmente agevolate dal contesto. Ed è nel contesto che ci siamo noi, innocenti e ignari che un mite medico e una mite infermiera siano dei killer diabolici.
Noi siamo vittime, non dirette quanto chi è stato ucciso o quanto i figli orfani di padre e con una mamma assassina, ma vittime di riflesso perché storie così ci fanno pensare di essere peggiori. Anche se i mostri sono altri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.