Sbarchi, il piano dell'ammiraglio: "Stop Ong e blocco navale: così si ferma il traffico di migranti"

L'ammiraglio di Divisione spiega come fermare il traffico di esseri umani: blocco navale, stop alle Ong e missioni internazionali

Sbarchi, il piano dell'ammiraglio: "Stop Ong e blocco navale: così si ferma il traffico di migranti"

L'ammiraglio di Divisione, Nicola De Felice, ha le idee chiare. Il flusso migratorio si può fermare, basta volerlo. Ma per bloccare gli immigrati prima che mettano piede in Italia, occorre mettere in pratica alcuni accorgimenti: realizzare un'operazione militare multinazionale, attuare il blocco navale al largo delle coste libiche, decretare il divieto di approdo alle navi delle Ong e favorire un intervento dell'Onu in Africa per assistere i migranti.

L'ammiraglio De Felice, numero uno di Marisicilia dal 2015 al 2018, ha elencato le sue proposte in una lunga intervista a ilsitodisicilia.it. Ex comandante di fregata (come la Orsa e la Scirocco, oltre al cacciatorpediniere Mimbelli), ha lavorato anche nell'ambasciata italiana a Tunisi come addetto alla Difesa. Ha guidato le navi nel mare di Sicilia, quindi sa come funziona, e in Nord Africa ci è stato. Insomma, sembra titolato a parlare di questi argomenti.

Secondo De Felice per "rendere vano ogni ulteriore tentativo da parte dei trafficanti di esseri umani di smerciare uomini, donne e bambini" occorre "uno strumento risolutivo" al fenomeno-migranti. Quale? "L'articolo 83 del Codice della Navigazione permette di vietare il transito e la sosta di navi nelle acque territoriali italiane per motivi di sicurezza e di ordine pubblico - spiega -. Fa bene dunque il Governo nazionale ad adoperarsi in tal senso verso le navi Ong ritenute sospette e pericolose".

L'idea è allo studio del Viminale, come trapelato nei giorni scorsi da fonti governative dopo la conclusione del "caso Sea Watch". "Non si può attendere che il problema si presenti davanti alle nostre acque territoriali - aggiunge però l'ammiragio - Occorre giocoforza attivare, contemporaneamente all'interdizione delle navi 'non inoffensive' nei porti italiani (Ong ndr), il cosiddetto blocco navale delle zone costiere libiche e tunisine coinvolte, passando dalla dimensione organizzativa e giuridica nazionale a quella multinazionale".

Secondo l'ex comandante di Marisicilia questo "comporta una sinergia internazionale e l'allargamento del

numero degli attori coinvolti, con l'aggregazione di varie nazioni interessate al contenimento del flusso migratorio clandestino in Europa oppure l'Ue, la Nato, l'Onu ed anche realtà non governative".

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