La lingua batte dove il dente duole. Dietro l'irritazione vaticana per l'invito statunitense a non rinnovare l'accordo con Pechino sulla nomina dei vescovi c'è la consapevolezza di quanta ragione abbia il segretario di Stato Mike Pompeo quando ricorda che la Cina è uno dei Paesi dove la libertà religiosa è più a rischio. Non a caso i primi a chiedere al Vaticano di rinunciare a quell'intesa sono i cattolici cinesi. «Chiedo al Santo Padre di non rinnovare l'Accordo con la Cina, perché ciò potrebbe minacciare la sopravvivenza della Chiesa in Cina, portandoci sulla via della disperazione» - scriveva Benedetto, un fedele della Cina del nord in una testimonianza pubblicata il 30 luglio scorso da Asia News, l'agenzia missionaria presente in tutto il Paese. Dietro quella testimonianza vi è la rabbia per un accordo che ha reso ancor più capillare il controllo sui luoghi di culto. Ormai non vi è chiesa dove l'accesso dei fedeli non sia controllato da telecamere collegate al sistema di sicurezza. Ancor più coercitivi sono gli obblighi imposti a preti e sacerdoti costretti ad accettare la supremazia del Partito, esercitare solo dentro le chiese, contribuire allo sviluppo del comunismo, evitare i rapporti con gli stranieri e a negare educazione religiosa e accesso ai luoghi di culto ai minori di 18 anni. Regole che - ricorda il direttore di Asia News Bernardo Cervellera- trasformano i sacerdoti in «funzionari di Stato». A tutto ciò s'aggiungono le distruzioni di molte chiese, le rimozioni di croci dalle facciate e le violenze fisiche. Nell'articolo in cui chiede la cancellazione dell'intesa Mike Pompeo ricorda, non a caso, la sorte di padre Paul Zhang Guangjun bastonato e fatto sparire dopo il rifiuto d'aderire alla Chiesa controllata dal Partito. Un caso portato alla luce non dalla propaganda americana, ma dalla cattolicissima Asia News. Ancor più sconcertante è il silenzio del Vaticano sulle vicende di una Hong Kong dove il 12 per cento degli abitanti è cristiano e dove la presenza cristiana tra le file dell'opposizione è ancor più rilevante. E infatti Pompeo non è il solo a non venir ricevuto dal Papa.
Prima di lui è stato tenuto alla porta monsignor Joseph Zen, il battagliero cardinale di Hong Kong volato a Roma una settimana fa per chiedere a Francesco la nomina di un vescovo pronto a difendere la libertà della sua città.
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