"Un debito enorme accumulato negli anni" che rende impossibile "fare interventi di manutenzione", ma pur far pronte a esigenza fondamentali come il pagamento degli stipendi dei dipendenti. Sono del direttore generale Bruno Rota le parole sullo stato di salute dell'Atac, consegnate ieri a un'intervista al Corriere della sera.
Un serio grido d'allarme, con cui chiariva: "A fare il capro espiatorio e pagare prezzi enormi, anche personali, per disastri che altri hanno creato, per altri che hanno banchettato impuniti, non sono interessato".
"Siamo ormai ogni giorno inseguiti dai fornitori che hanno da molti anni crediti altissimi e non vengono pagati. Vuol dire che non possiamo nemmeno più comprare il materiale che ci serve per fare la manutenzione. I fornitori non fanno più credito", aveva aggiunto al Fatto quotidiano.
Avvertimenti molto preciso, che a un solo giorno di distanza sono stati seguiti dal passo indietro di Rota, che ha presentato le sue dimissioni dalla società che si occupa della mobilità romana dopo essere entrato per forza di cose in conflitto con la maggioranza a Cinque stelle che regola la vita politica della Capitale.
È il Messaggero a dare la notizia del passo indietro, dopo aver visto una direttiva interna firmata dall'amministratore unico, Manuel Fantasia, in cui si prende atto delle dimissioni di Rota,
aggiungendo che la società le ha accettate. Da un mese il direttore generale, a cui ora sono state ritirate le deleghe, lamentava la situazione finanziaria insostenibile della municipalizzata, a cui era arrivato dall'Atm milanese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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