In Vaticano continua a tenere banco la "questione Viganò". Seppur in maniera indiretta. Il cardinale Donald Wuerl, successore di Theodore McCarrick a Washington, ha inoltrato una lettera ai sacerdoti della 'sua' diocesi: parlerà con il papa dell'ipotesi di dimettersi.
Gli ambienti tradizionalisti, in caso di rinuncia effettiva, esulterebbero. L'arcivescovo della città americana era stato citato da Carlo Maria Viganò all'interno del suo documento e, come abbiamo già provato a spiegare, lo scontro scaturito subito dopo la pubblicazione del memoriale è derivato anche da motivazioni di carattere dottrinale. Non è un mistero che Wuerl sia accostabile all'insieme degli ecclesiastici progressisti divenuti cardinali con Bergoglio (Farrell, Cupich, Tobin). Gli stessi che i "conservatori" tendono a contrastare per via delle presunte "svolte". Pare infine che Wuerl abbia svolto un ruolo centrale durante l'ultimo Conclave, ma siamo, come ogni volta che si fa riferimento all'elezione di un pontefice, alle voci di corridoio.
Nella giornata di oggi, intanto, avrà luogo l'incontro tra il cardinal Di Nardo, presidente della conferenza episcopale statunitense, e il pontefice argentino. Una riunione anticipata dalle notizie diffuse dall'Associated Press: Di Nardo, si legge anche su Vatican Insider, è stato accusato di "non aver agito correttamente lasciando un prete sospetto abusatore a contatto con i bambini". Il presidente dei vescovi a stelle e strisce aveva chiesto udienza a Papa Francesco in relazione alla bufera sollevata dal "dossier Viganò" ed era stato inserito nell'elenco contenente quegli ecclesiastici americani schieratisi a favore di un'inchiesta esterna. Ora sarebbe a sua volta stato accusato di cattiva gestione, ma il quadrò dovrà essere chiarito.
Il Santo Padre, intanto, ha convocato tutti in Vaticano, dove a febbraio si riuniranno i presidenti degli episcopati. Sul tavolo ci sarà la prevenzione degli abusi ai danni di minori e di adulti vulnerabili. La settimana che sta trascorrendo è stata anche quella in cui, dopo mesi di silenzio, è tornato a parlare in pubblico monsignor Gaenswein, segretario particolare del papa emerito e prefetto della Casa pontificia, che è intervenuto durante la presentazione alla Camera dei deputati di "The Benedict Option", l'opera più celebre di Rod Dreher.
La ricerca di Dreher sostiene che il cristianesimo sia antitetico alla modernità e che per sopravvivere i cattolici debbano fare come Benedetto da Norcia: voltare le spalle alla mondanità di Roma e costruire una confessione religiosa minoritaria, ascetica e regolata. A incarnare l'"Opzione Benedetto" meglio di altri sarebbe stato, appunto, Benedetto XVI, che avrebbe provato a traghettare il cattolicesimo al di là della contemporaneità attraverso la cristologia. Qualcuno si ricorderà della "profezia" dell'allora don Ratzinger sul futuro a ostacoli del cristianesimo. Vale la pena mettere in evidenza che l'azione del teologo tedesco, per la visione di Dreher, non è affatto contrastante con il pontificato e con il magistero di Bergoglio.
Fatto sta che durante il discorso in cui Gaenswein ha paragonato il periodo vissuto oggi dalla Chiesa all'undici settembre, il segretario di Ratzinger ha scelto di citare il cardinale Eijk, che si era schierato in opposizione
al pontefice rispetto alla tematica dell'intercomunione: "veramente una vera crisi degli ultimi tempi quella nella quale la Chiesa cattolica si trova immersa ormai da tempo". Parole che potrebbero essere sfuggite ai più.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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