Solo quattro scuole su 10 risultano essere dotate di certificato di prevenzione incendi, solo 6 su 10 hanno l'agibilità, mentre 5 istituti scolastici su 10 posseggono i requisiti per il collaudo e le scale di sicurezza, 2 scuole su 10 non hanno impianti elettrici a norma. C'è tanto lavoro da fare per rendere più sicure le scuole italiane. E se gli istituti scolastici di primo livello sono solo nel Triveneto, non va meglio al sud. Analizzando i soli dati siciliani: la fotografia scattata da Legambiente è desolante.
Le prime città siciliane che si incontrano in classifica sono Ragusa (48º), Caltanissetta (51º) e Catania (53º) che si posizionano in zona intermedia, a seguire Trapani (65º), Agrigento (68º) e Siracusa(78º), per chiudere con Palermo (80º) e Messina (83º). Enna addirittura resta esclusa dalla graduatoria per aver inviato dati incompleti. Un patrimonio quello scolastico della Sicilia molto diversificato: seppure il 59% degli edifici sia stato costruito prima del 1974, solo il 10,8% è di origine più recente, post 2000, costruiti secondo criteri antisismici (26,2%).
La Sicilia è anche in fondo alla classifica per quanto concerne la vulnerabilità sismica. "Un dato ancor più preoccupante se lo connettiamo alla maggiore fragilità sismica dei territori - si legge nel dossier -. Una fragilità che secondo la nostra indagine, interessa in maniera prevalente i capoluoghi di provincia del Sud, con tre scuole su quattro che è in area a rischio sismico e con la Sicilia che vede interessate da questo rischio quasi il 98,4% delle scuole mentre solo sul 2,4%".
Carenti anche le indagini diagnostiche dei solai che hanno riguardato solo l’8,6%. Ragusa è la città che si è adoperata di più e quella che in Italia ha investito di più, considerata la media a edificio, in manutenzione straordinaria. Nel resto dell'isola si investe poco sulla manutenzione ordinaria, in media per edificio si spendono meno di 2 mila euro, troppo poco.
Male anche i servizi agli studenti. Solo il 17,1% degli edifici sono serviti da scuolabus, contro il 22,9% della media nazionale, pedibus attivato per l’1,9%. E ancora, lo 0,6% è raggiungibile in bicicletta grazie alla presenza di piste ciclabili, il servizio di linea scolastica funziona solo nel 14,8% delle scuole.
Nel 98,2% delle mense scolastiche si servono pasti biologici, nell’80% si privilegiano prodotti a chilometro zero. In nessuna mensa viene utilizzata acqua del rubinetto ai pasti e in tutte sono usate stoviglie monouso. Tutti i comuni prevedono menù alternativi per motivi religiosi e culturali.
Per quanto concerne, gli edifici scolastici l'indagine rivela che tutti i comuni sono coinvolti nel monitoraggio relativo alla presenza di amianto: 2,3% di edifici con casi certificati; solo sullo 0,5% sono state svolte azioni di bonifica. Sensibili alla questione radon il 37,5% dei comuni che, dopo aver effettuato monitoraggi ad hoc, hanno certificato l’1,1% di casi senza intraprendere alcuna iniziativa di bonifica. Sullo 0,2% degli edifici è stato effettuato il monitoraggio elettromagnetico da basse frequenze, il 56,1% degli edifici ha il wifi e il 18,1% una rete cablata (anche se non sempre questo si traduce in servizi dedicati agli studenti). Rispetto alle situazioni di rischio outdoor, il 10% degli edifici tra 1 e 5 chilometri da strutture ospedaliere, il 5,9% entro 1 chilometro, il 14,4% nelle vicinanze di un'autostrada.
Insomma la fotografia non è delle migliori, la Sicilia è in fondo a tutte le classifiche. La ricetta per uscire dall'impasse dovrà essere quella di puntare sulla verifica del rischio antisismico, sulla manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici e verificare il rischio ambientale. Lo step successivo invece, riguarda i servizi rivolti agli studenti: come laboratori curriculari, l'introduzione del wifi, biblioteche, il miglioramento dei servizi mensa e con le amministrazioni comunali bisognerà dialogare anche sulla mobilità urbana per migliorare i trasporti pubblici e le piste ciclabili.
Intanto il Governo regionale assicura che sono in corso interventi di adeguamento con bandi che mettono a disposizione, per la prima annualità del piano triennale dell’edilizia scolastica, risorse pari a circa 220 milioni di euro, grazie al cofinanziamento nazionale - risorse MIUR - e comunitario – POFESR 2014/2020.
A queste si aggiungeranno le risorse da destinare alle successive annualità e particolare attenzione verrà posta alle indagini per le verifiche antisismiche, soprattutto per gli immobili che si trovano nelle aree sismiche più critiche.
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