Se Emma Bonino adesso critica il liceo classico

Emma Bonino ha espresso una posizione riguardo agli istituti formativi italiani. Troppi latinisti e pochi ingegneri. Ecco cosa ha detto

Se Emma Bonino adesso critica il liceo classico

Emma Bonino ha sollevato una critica nei confronti del numero di latinisti che vengono formati in Italia. Troppi, secondo il suo punto di vista. Almeno rispetto a quanto sarebbe richiesto, invece, dalla domanda del mercato del lavoro.

La leader di +Europa, lo scorso 26 febbraio, ha espresso questa sua opinione attraverso un collegamento video da Bari: "Cominciamo dalla scuola, e quindi dai giovani e dal lavoro. Le cose si tengono. Va creato un maggiore raccordo tra lavoro e università" - ha esordito. "In tutta Europa - ha sottolineato la storica esponente radicale - le imprese stanno cercando ovunque tecnici specializzati, più agronomi, più ingegneri esperti di nanotecnologie, robotica. Voglio dire: va benissimo il boom del liceo classico, ma servono più ingegneri e meno latinisti. Serve una scuola che avvicina al lavoro". Sarebbero necessari, insomma, istituti formativi più tecnicistici e meno basati sulle cosidette materie umanistiche.

Alcuni, specie sui social e tra i siti specializzati, hanno in qualche modo espresso la loro posizione. Questo sito, in un articolo a firma di Alessandro Giuliani, ha evidenziato come il liceo classico stia, in realtà, perdendo molti allievi. Nel 2013 gli studenti iscritti all'indirizzo liceale in questione risultavano essere circa 170mila. Nel gennaio del 2017, invece, i dati hanno registrato un calo cospicuo del numero di classicisti che sono diventati solo 148mila. Una flessione, come si legge qui, corrispondente al 10% del totale. Il "boom" del liceo classico, insomma, non sarebbe mai avvenuto e, anzi, l'indirizzo umanistico riformato da Giovanni Gentile starebbe vivendo una vera e propria crisi strutturale. Medesimo discorso, poi, avrebbe riguardato le facoltà umanistiche nelle nostre università: "La metà degli studenti "scomparsi" - si è nelle lauree sociali, ed oltre il 30% in quelle umanistiche.

Sono questi i due ambiti di studi che fotografano la fuga dei giovani dall’università: nell’area sociale la flessione è stata di quasi 29 mila studenti (-21%) e di oltre 18 mila in quella umanistica (-28%)", si può leggere invece qui. Un trend, tra l'altro, che durerebbe ormai da un decennio.

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