Se la vita di un soldato vale 150 euro

Per Matteo Vanzan, soldato caduto a Nassiriya, non è stata neppure concessa la medaglia d'oro al valor militare

Se la vita di un soldato vale 150 euro

Il nome di Matteo Vanzan non dice nulla a questa Italia che non osa nemmeno bisbigliare il nome dei propri caduti. Matteo è uno dei tanti soldati italiani morti in Iraq o in Afghanistan mentre erano impegnati a fare il loro dovere di italiani e di soldati in quelle terre maledette. Matteo è morto con onore a soli 23 anni, sparando fino all'ultimo colpo contro le milizie sciite che avevano attaccato la Base Libeccio a Nassiriya. È morto il 17 maggio 2004, poi su di lui è calato il silenzio.

Un silenzio che è stato rotto solamente ora dal padre di Matteo, Enzo, che ha denunciato come lo Stato dia 150 euro al mese alla famiglia Vanzan per risarcirla della morte del figlio: "Per mio figlio morto in guerra, lo Stato mi dà, dopo aver vinto una causa, una pensione di 150 euro netti al mese, 2056 euro lordi annui. È una vergogna. Al presidente Sergio Mattarella dico, che la stima e la gratitudine non servono a nulla e non bastano, sono solo parole di rito. Servono i fatti e per quanto mi riguarda l'unico fatto che per la morte di mio figlio è questo". E questa misera cifra è stata concessa solamente dopo che la famiglia Vanzan ha fatto causa allo Stato.

Come se ciò non fosse sufficiente, Matteo non ha potuto nemmeno ricevere la medaglia d'oro al valor militare, come ricorda il padre: "A mio figlio, morto dopo 30 ore di servizio continuo alla base e con il fucile ancora in mano, non è stata data neppure la

medaglia d'oro al valor militare ma solo quella al valore dell'Esercito. La sua scomparsa, e stata considerata alla stregua di una morte per atto terroristico perché Antica Babilonia era ritenuta una missione di pace".

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